Bimbi nudi sul pc, 40enne di Chieti condannato a 18 mesi all'Aquila

L’uomo, un chietino di 40 anni, ha scelto il rito abbreviato per ottenere lo sconto di un terzo della pena

L’AQUILA. Un anno e sei mesi di reclusione per detenzione e cessione di materiale pedopornografico. È la pena inflitta a un quarantenne di Chieti, del quale si omettono le generalità per tutelare il figlio minorenne, nel corso di un rito abbreviato celebrato ieri mattina davanti al gup del tribunale dell’Aquila Guendalina Buccella. A rappresentare l’accusa il pm Simonetta Ciccarelli.

I fatti per i quali l’uomo è finito nei guai risalgono al 2014, quando la polizia postale perquisì la sua abitazione. Nel computer dell’uomo, rappresentato in giudizio dall’avvocato Gianluca Giovannangelo, fu ritrovata una quantità tale di materiale pedopornografico da far scattare gli arresti domiciliari. Le cose si complicarono in seguito. All’esito dell’inchiesta coordinata dalla Procura distrettuale, infatti, l’uomo fu prelevato da casa e rinchiuso nel carcere di Chieti per un aggravamento dell’ipotesi di reato a suo carico.

Secondo l’accusa, infatti, avrebbe tentato di divulgare il materiale in suo possesso a una platea indeterminata di pedofili. Nell’hard disk del suo computer furono rinvenute foto che non lasciavano alcun margine di dubbio sul fatto che si trattasse di materiale illecito, che vedeva i bambini, tanti bambini, nei panni delle vittime. Ieri mattina l’uomo ha chiesto di accedere al rito alternativo, circostanza che gli ha consentito di usufruire di uno sconto di pena pari a un terzo della condanna prevista dal codice, ma durante l’udienza il legale dell’imputato è riuscito a ottenere che il reato venisse derubricato a un’ipotesi più lieve.

Al termine della camera di consiglio, assieme alla condanna, il gup ha disposto la scarcerazione dell’imputato, che fino a ieri mattina era rinchiuso nella casa circondariale del capoluogo teatino. L’uomo, un insospettabile padre di famiglia, vive nel centro di Chieti, ma il processo è stato celebrato all’Aquila perché la competenza per reati di questa gravità spetta al tribunale in cui ha sede la procura distrettuale.

Il quarantenne non è nuovo a situazioni di questo tipo. Sul suo capo, infatti, incombono altre inchieste per reati analoghi.

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