Il comandante dei carabinieri tutela del lavoro Aniello Speranza

Blitz anti-caporalato nel Fucino: illegale la metà dei braccianti 

Controllati 140 raccoglitori di ortaggi, sospese tre aziende. In azione l'elicottero dei carabinieri forestali

AVEZZANO. L’elicottero dei carabinieri forestali sorvola il Fucino mentre gli ispettori del lavoro bloccano il Tir caricato a ortaggi. I braccianti vengono circondati, fermati e interrogati. Raccontano di giornate piegati sui campi per guadagnare non più di 30 euro. Quando va bene si arriva a 50. Per lavorare 12, 14 ore consecutivamente, anche di notte, in qualsiasi condizione meteorologica. Spesso tra irregolarità di ogni tipo, senza alcuna assistenza. Sono stati chiamati anche “dannati del Fucino” e quello descritto è solo uno dei numerosi controlli eseguiti in queste ore nel Fucino.
Una vasta operazione nella piana disposta dal ministero del Lavoro che ha inviato nella Marsica gli uomini dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Più della metà dei braccianti, stando ai primi dati emersi, è risultata irregolare.

Al blitz, coordinato dall’Ispettorato interregionale del lavoro di Roma, diretto da Orazio Parisi, hanno partecipato ispettori del lavoro provenienti da tutte le sedi abruzzesi dell’Inl e dal Lazio, insieme ai militari del Comando carabinieri tutela del lavoro (gruppo di Roma), guidati dal tenente colonnello Aniello Speranza, con il supporto della compagnia di Avezzano e del sedicesimo Nucleo elicotteri carabinieri di Rieti. Le verifiche hanno riguardato la posizione di 140 lavoratori e di 16 aziende agricole, ma in diversi casi gli accertamenti sono ancora in corso. Dai primi risultati, è emerso che almeno 61 lavoratori fermati avevano rapporti irregolari, mentre 15 erano in nero, in quanto completamente sconosciuti alla pubblica amministrazione. Tre, inoltre, erano in stato di clandestinità. Sono stati adottati tre provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale per utilizzo di manodopera in nero nella misura del 20% rispetto a quella complessivamente impiegata nelle attività di raccolta. Finora sono state elevate sanzioni per oltre 40mila euro. L’operazione si inserisce in una ampia azione di contrasto al caporalato e allo sfruttamento della manodopera extracomunitaria che prosegue ormai da mesi in tutta la regione Abruzzo e in particolare nei territori della Marsica vocati all’agricoltura. Soddisfazione è stata espressa dal direttore centrale della vigilanza dell’Istituto nazionale del lavoro, Danilo Papa, che ha sottolineato come «nell’ambito della vigilanza in agricoltura è fondamentale poter contare su un ampio numero di unità ispettive e sulla sinergia con i corpi militari».

leggi anche: «È una piaga, ma le leggi vanno riviste»  Le associazioni chiedono tutele per gli imprenditori. L’assessore Fidanza (Celano): non generalizzare

«Sono accertamenti che richiedono importanti risorse, anche di carattere finanziario», prosegue Papa, «ma sui quali è bene impegnarsi non solo in ragione di direttive di carattere politico ma perché sono finalizzati a contrastare le forme più gravi di sfruttamento dei lavoratori».
Tutti i lavoratori fermati sono stranieri, per la maggior parte arrivati dai Paesi del nord Africa. Negli anni, diverse indagini coordinate dalle Procure dell’Aquila e di Avezzano, hanno fatto emergere numerose irregolarità nel settore e a volte sono stati scoperti fenomeni di favoreggiamento all’immigrazione clandestina grazie a imprenditori compiacenti.
Apprezzamento per l’operazione è stato espresso anche dal colonnello Nicodemo Macrì a capo del Comando carabinieri tutela lavoro. «Un intervento di questo genere», sottolinea l’ufficiale dei carabinieri, «che ha visto il coinvolgimento di più componenti dell’Arma, territoriale, specialistica e aerea, e degli Ispettori del lavoro, peraltro provenienti anche da altre sedi, ha consentito di ottenere risultati di piena soddisfazione in un’area operativamente difficile da aggredire per conformazione del territorio e poliedricità delle lavorazioni su essa insistenti. Si tratta, quindi, di un modello da affinare, sviluppare ed esportare anche in altri contesti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA