C’è meno prevenzione: aumentano i casi di Aids

Nel reparto di malattie infettive dell’ospedale effettuato il primo “Zika test” Ma il vero problema sono i batteri resistenti. All’Aquila 366 casi nel 2015

L’AQUILA. L’attenzione sul problema è calata, soprattutto tra i giovani, e la conseguenza è la ripresa dei casi di contagio da Hiv, il virus dell’immunodeficienza umana acquisita. Così come sono in aumento, soprattutto nella popolazione straniera, i casi di epatite B. Ogni giorno l’unità operativa complessa di malattie infettive dell’ospedale “San Salvatore”, diretta dal professor Alessandro Grimaldi, si confronta con problematiche vecchie e nuove. È di qualche giorno fa, infatti, l’esecuzione del primo “Zika test” nel reparto. A richiederlo è stato un aquilano rientrato dal Brasile, dove ha soggiornato per motivi di lavoro, preoccupato da alcuni sintomi simil-influenzali manifestati al ritorno. Il test ha dato esito negativo, ma non è sempre così. A parte i nuovi casi di epatite B, riscontrati prevalentemente su immigrati provenienti dai Paesi dell’Est Europa (dove la vaccinazione preventiva non rappresenta una prassi consueta), e dall’Africa subsahariana, nel reparto sono state diagnosticate patologie che fino a poco tempo fa erano una triste prerogativa delle aree più svantaggiate della Terra. È il caso, ad esempio, della “Schistosomiasi”, una malattia causata da cinque specie di platelminti trematodi del genere Schistosoma, dei “vermi” che una volta penetrati nell’organismo migrano verso i tessuti e vi depongono le uova, provocando danni gravi. All’Aquila sono stati diagnosticati alcuni casi di malattia che ha colpito le vie urinarie di pazienti provenienti dall’Africa subsahariana. Le schistosomiasi, dopo la malaria, rappresentano la seconda malattia tropicale a maggiore prevalenza nel mondo. «Oggi», spiega il professor Grimaldi, «dobbiamo occuparci anche di malattie non endemiche in Italia, patologie che prima non vedevamo». Le migrazioni, ma ancor più i cambiamenti climatici, sono alla base di questo processo di “globalizzazione” delle patologie provocate da virus, batteri, parassiti. Ma quello che il professore definisce «il problema dei problemi» è un fenomeno che è andato consolidandosi sempre più nel corso degli anni, ed è quello dei batteri “Mdr”, vale a dire “multidrug resistant”, quelli resistenti a due o più classi di antibiotici e sempre più difficili da debellare. A determinare questo stato di cose l’uso massiccio di cure antibiotiche, anche quando non strettamente necessarie, oppure l’uso massiccio negli allevamenti intensivi di molecole antibiotiche. Il risultato sono questi super-batteri, difficili da combattere. E mentre i batteri si sono evoluti e sono diventati via via più resistenti, «l’industria farmaceutica», sottolinea il professore, «ha investito pochissimo nella ricerca di nuovi antibiotici. In Cina sono state usate tonnellate di Colistina, una molecola che da noi rappresenta l’ultima spiaggia per curare alcune infezioni batteriche resistenti agli altri antibiotici». Uno scenario, questo, che spiana la strada anche alle cosiddette infezioni ospedaliere, che all’Aquila sono leggermente superiori rispetto alla media italiana. Nel 2015, secondo quanto riportato nella tesi di laurea sperimentale della dottoressa Veronica Di Pietro (relatrice la professoressa Valentina Svicher, co-relatori il professor Grimaldi e la dottoressa Patrizia Frascaria), nell’ospedale si sono registrate 366 infezioni da ceppi batterici multiresistenti. «Partiremo a breve con il programma “Antimicrobial stewardship” », aggiunge Grimaldi, «che prevede il controllo su tutte le infezioni ospedaliere difficili da batteri resistenti, per l’ottimizzazione della terapia antibiotica, incrementando, attraverso corsi di formazione, comportamenti virtuosi da parte del personale».

L’idea sarebbe anche quella di supervisionare tutte le terapie antibiotiche più importanti somministrate nei vari reparti. «Se non si interviene ora con comportamenti virtuosi», conclude il professore, «e con la produzione di nuovi antibiotici, nel 2050 nel mondo moriranno ogni anno dieci milioni di persone a causa dei batteri Mdr, a fronte degli otto milioni di persone che moriranno di cancro».

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