Cam, tagliate le spese ma manca l’ok al bilancio

Il presidente Ziruolo: in 5 anni si risale la china se i sindaci saranno uniti Una nuova assemblea dei primi cittadini soci è fissata per mercoledì prossimo

AVEZZANO. La linea di condotta adottata da Andrea Ziruolo, docente universitario di Economia, chiamato a sostituire alla presidenza del Cam, Lorenzo De Cesare, non si discosta molto da quella del suo predecessore. Entrambi si sono avventurati in un’impresa titanica: salvare un'azienda con un debito stratosferico. Una sfida che avrebbe richiesto un'azione di rottura col passato. Il periodo delle vacche grasse era finito. De Cesare e Ziruolo hanno tagliato drasticamente le spese e bloccato assunzioni clientelari e consulenze varie. E i risultati si vedono. Due esempi per tutti: le spese per gli appalti a ditte esterne, da un milione 200mila euro del 2012 sono passate quest'anno a 250mila. Quelle per le consulenze esterne da 365mila a 60mila. Inevitabilmente una simile azione di risanamento avrebbe finito col l'intaccare il potere di alcuni soci del Cam. Che sono passati al contrattacco. Con De Cesare, professionista rigoroso e intransigente, hanno avuto partita vinta. E lo hanno mandato a casa. Con Ziruolo la musica è diversa. Di temperamento duttile e disponibile al dialogo, il nuovo presidente è riuscito a instaurare un ottimo rapporto con i sindacati e il personale. Apertamente dunque nessuno ha il coraggio di dirgli di farsi da parte. Ma sottotraccia la guerra continua. Una prova? La mancata approvazione del bilancio 2012. Si spera così che Ziruolo getti la spugna. E lasci campo libero. Lui l'ha capito. Ma non intende mollare

Fino a quando, presidente?

«Finché mi sarà consentito di lavorare ed essere utile a questa azienda».

È possibile evitare il fallimento del Cam?

«Certamente. L'azienda è in condizione di risalire la china nel giro di 5 anni. A una condizione, però».

Quale?

«Che tra i 32 azionisti ci sia unità di intenti. Che al momento purtroppo manca. All'interno della società, c'è piuttosto la ricerca di nuovi equilibri. Il problema, dunque, è squisitamente politico».

Concretamente cosa si può fare per salvare l'azienda?

«Fondamentale è la tariffa, che va ritoccata. I soldi incassati con le bollette, insieme al taglio delle spese e al risparmio di oltre 400mila euro sull'energia ci consentono di coprire i costi di quest'anno. La liquidità di cui disponiamo poi ci ha consentito di recuperare la fiducia dei creditori».

E i debiti fatti in passato come li si paga?

«Attraverso il recupero dei crediti, che ammontano a oltre 33 milioni, e delle tariffe relativamente al periodo 2009-2012. Per le tariffe, serve l'ok dell'Ato».

E i soldi da investire nell'ammodernamento delle reti e nella depurazione, per scongiurare il pericolo di inquinamento, da dove usciranno?

«Per questo ci serve l'aiuto della Regione e di altri enti: Ato, Consorzio di bonifica, Consorzio industriale».

Per il futuro si pensa a una ricapitalizzazione del Cam o a una Newco?

«Un gruppo di lavoro ha elaborato uno studio. Alcuni sono favorevoli alla nuova compagnia, qualcun altro è per la ristrutturazione dell'azienda e per chiamare in causa i responsabili del dissesto finanziario. Lo studio è ora all'esame degli azionisti. Una decisione non è stata ancora presa. IPrima di pensare a una nuova società, bisogna pagare i debiti». Il 6 novembre ennesima assemblea dei soci per approvare il bilancio 2012. Di fronte a un altro fuggi fuggi, qualcuno del consiglio di gestione potrebbe portare i libri in tribunale, per chiedere la messa in liquidazione della società.

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