Cas non dovuti, recuperi per 40mila euro 

Scoperti dal Comune almeno altri cinquanta casi di famiglie che hanno percepito il contributo senza averne diritto

L’AQUILA. Il Comune, se pur lentamente e tra mille difficoltà, continua a dare la caccia a chi ha incassato il contributo di autonoma sistemazione (interrotto alla data del 31 marzo 2015) senza averne diritto.
L'amministrazione guidata da Pierluigi Biondi, in un recente atto ufficiale spiega che «nonostante l’obbligo in capo ai beneficiari di comunicare tempestivamente ogni variazione intervenuta in ordine ai contenuti delle dichiarazioni rese per l’assegnazione del Contributo di autonoma sistemazione (Cas), nella maggior parte dei casi l’accertamento della decadenza del diritto a beneficiare di tale contributo è scaturito esclusivamente dalle verifiche effettuate dai competenti uffici comunali».
PERDITA REQUISITI. L’avvenuta perdita dei requisiti a beneficiare del contributo, dato il numero dei cittadini coinvolti, nonché la complessità e la capillarità dei controlli da effettuare, è stata spesso accertata solo a posteriori, con la conseguenza che gli stessi hanno nel frattempo continuato a percepire somme a titolo di contributo di autonoma sistemazione cui non avrebbero avuto diritto, rendendosi pertanto necessario da parte del competente ufficio comunale avviare i relativi procedimenti di recupero delle somme indebitamente percepite mediante formali comunicazioni ai beneficiari interessati. All’esito dell’avvio dei procedimenti i beneficiari del contributo di autonoma sistemazione interessati hanno provveduto a restituire le somme richieste, in un’unica soluzione o in forma rateizzata».
Dai riscontri effettuati presso il competente ufficio entrate comunale, la somma incassata nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2019 a titolo di restituzione del Cas indebitamente percepito è di 37.176 euro.
BOLLETTE CASE 2009-2013. Ma non ci sono solo i “furbetti” dell'autonoma sistemazione. Il Comune sta ancora inseguendo i cittadini a cui fra il 2009 e il 2010 furono assegnati gli alloggi del Progetto Case e che nel periodo 2010-2013 non pagarono né affitti né spese condominiali. In realtà in quei tre anni il Comune – guidato da Massimo Cialente – i soldi non li aveva nemmeno chiesti e sulla vicenda ci fu anche una indagine della Corte dei Conti, che si è però chiusa un paio di anni fa con l’assoluzione di alcuni amministratori dell’epoca.
I giudici hanno stabilito che non ci fu danno erariale. Fatto sta, però, che l’amministrazione continua a mandare ingiunzioni di pagamento a chi è debitore di somme che vanno mediamente dai mille ai duemila euro.
RECUPERO. L’operazione di recupero degli arretrati ha di fatto avuto inizio – con risultati non adeguati alle attese – solo a partire dal 2015 (furono minacciati sfratti, chiusura di utenze, imposti contabilizzatori per singoli alloggi). Ai mancati pagamenti 2010-2013 si sono poi aggiunti quelli dal 2013 in poi, tanto che nel bilancio comunale a fine 2018 sono annotati residui attivi (che sono la differenza tra le entrate previste e quelle effettivamente incassate) per oltre 16 milioni.
Restiamo però agli anni fra il 2010 e il 2013. Pochi giorni fa con l'ennesima determina dirigenziale, è stato approvato un nuovo elenco (il quarto) di persone (una cinquantina) alle quali inviare le ingiunzioni di pagamento con l’addebito anche delle spese postali (circa 10 euro a ingiunzione). La determina rifà la storia della vicenda sin da quando, il 31 marzo del 2010, la Protezione civile trasferì la gestione degli alloggi del Progetto Case (realizzati in 19 aree, per un totale di 185 piastre) al Comune.
L’ACQUISIZIONE. Il 27 settembre 2012, con una delibera di consiglio comunale, fu approvata «in via definitiva, l’acquisizione al civico patrimonio dei moduli abitativi del Progetto Case».
La Protezione civile chiese all’Enel e ai fornitori di servizi di fare la voltura di tutti i contatori relativi alle utenze (e questo a partire dal primo aprile 2010), i cui costi da quel momento furono a carico del Comune. «Pertanto», scrive il dirigente nella determina di qualche giorno fa, «tutte le utenze delle parti centralizzate e condominiali risultano intestate al Comune, come da fatture rimesse dalle società fornitrici».
Il Comune sta comunque inviando anche dei conguagli relativi agli anni 2014-2016 anche agli utenti che hanno lasciato da tempo il Progetto Case o i Map. E su questo punto ci sono anche delle proteste da parte degli ex utenti del Progetto Case e dei Map, perché si tratta di conguagli che, da parte della stessa utenza, non possono essere verificati in nessun mdo. Anche perché i quel periodo il 70 per cento dei contabilizzatori era fuori uso.
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