Casa dello Studente, chiesti i danni per l’unica giovane vittima aquilana 

In tribunale è stato avviato il procedimento intentato da parte dei familiari del custode dello stabile  Francesco Esposito è morto sotto il crollo del 6 aprile 2009. Nel mirino ci sono la Regione e l’Adsu

L’AQUILA. «Tragedia causata dall’errore umano». Questa la tesi che prende piede nelle richieste di condanne nei procedimenti civili per il crollo della Casa dello studente. Ieri, infatti, il giudice Monica Croci ha avviato il procedimento intentato dai familiari di Francesco Esposito, unica vittima aquilana della tragedia, custode della struttura. . La causa è stata intentata contro la Regione, l’Adsu e i 4 condannati nel processo penale con sentenza definitiva per omicidio colposo i quali, di fatto, sono contumaci. Presente nel giudizio anche un’assicurazione. C’è stata anche, da parte dei resistenti, l’eccezione della prescrizione ma la parte civile, tramite l’avvocato Simona Fiorenza, ha portato all’attenzione del giudice gli atti interruttivi della prescrizione stessa. Ci sarà, nel corso del giudizio, anche una perizia per capire quanto dovrà essere liquidato in caso di condanna. Si presume almeno un milione. La Regione è chiamata in causa in quanto avrebbe dovuto tenere una manutenzione adeguata dello stabile di cui aveva la proprietà.
L’Adsu e i quattro imputati sono citati per il collaudo mancato e l’omessa verifica della condizione dello stabile in occasione dei restauri. Tutto ruota nel ricorso, sul fatto che il sisma di magnitudo 6.3 non era, per i periti, un evento eccezionale per L’Aquila, per cui gli edifici dovevano essere in grado di resistere e consentire la fuga ma, in realtà, morirono in otto. Ecco perché la tesi accusatoria verte sul fatto che non fu il sisma a fare le vittime ma l’errore umano. Chiaro che con una magnitudo ben maggiore di 6.3 le considerazioni sarebbero state diverse. Le parti sono state riconvocate il 18 novembre. L’unica sentenza di condanna ai danni risale all’agosto scorso e la Regione è stata condannata a pagare un milione e 200mila euro ai parenti dello studente Hamade Hussein (detto Michelone). Nessun risarcimento ridarà le vittime ai familiari ma le condanne sono invocate non per ingordigia «ma per fare in modo che ci sia anche un suggello legale sul concetto che certi drammi si potevano evitare».
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