Cattedrale, mancano  tredici milioni di euro 

D’Amico (Segretariato regionale Beni culturali) rivolge un appello alla diocesi La struttura non è stata protetta e ai danni del terremoto si aggiunge il degrado 

L’AQUILA. Il progetto è pronto, ma i fondi per il restauro della cattedrale non ci sono. O meglio, ce n’è solo una parte: mancano circa 13 milioni di euro. A rivelarlo è il segretario regionale per i Beni culturali, Stefano D’Amico, che lancia un appello anche alla diocesi: «Visto che ha la proprietà della cattedrale, se volesse contribuire alla spesa, le saremmo davvero grati».
I CONTI. Il Segretariato è alle prese con numeri da capogiro per il restauro della chiesa di San Massimo. «Abbiamo acquisito da qualche mese il progetto esecutivo, per una somma totale di 35 milioni», spiega D’Amico. Una cifra davvero alta e non facile da reperire. «Il ministero per i Beni culturali ha attualmente destinato alla chiesa solo 20 milioni», continua il segretario regionale, «per questo abbiamo fatto una verifica delle spese e siamo riusciti a ridurre il costo totale fino a 33 milioni. In ogni caso ci sono 13 milioni ancora da finanziare. Batteremo diverse strade per trovare questi fondi: la prima è quella di chiedere al ministero ulteriori soldi; l’altra quella delle prossime programmazioni Cipe. Certo, se la diocesi riuscisse a contribuire, visto che il bene è di sua proprietà, ci farebbe enorme piacere».
L’ITER. In ogni caso, prima di poter avviare i lavori la strada da percorrere è ancora lunga. «Dopo l’acquisizione del progetto, si aprono due fasi: la prima è quella dell’autorizzazione per l’intervento da parte della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per L’Aquila e il cratere. Un passaggio indispensabile. La seconda fase è quella della verifica del progetto, che non può essere eseguita semplicemente dal Rup (Responsabile unico del procedimento), ma che deve essere necessariamente affidata a una società», continua il segretario regionale. «Obiettivo di questa fase è controllare che il progetto possa arrivare alla fase dell’appalto. A verificarlo deve essere una società accreditata, a causa dell’alto importo dei lavori». Le due procedure sono imprescindibili per mandare avanti il progetto, che è molto complicato e «comprende decine e decine di elaborati», come spiega lo stesso D’Amico, che sottolinea: «Le procedure sono davvero complesse e probabilmente dureranno mesi. Non siamo in grado di stabilire quanto tempo esattamente è necessario, ma proprio in tale direzione abbiamo già attivato una collaborazione con la Soprintendenza».
LE TRANSENNE. Intanto, da agosto sono state montate nuove transenne e un nuovo ponteggio sulla facciata laterale della cattedrale. «Abbiamo dovuto fare un intervento di massima urgenza per evitare la caduta di parti di cornicioni e della paratia su via Roio», spiega il segretario. «La richiesta è arrivata direttamente dal Comune. Adesso la sicurezza è garantita, la strada è tornata praticabile poiché il ponteggio montato protegge da eventuali cadute. Certo all’interno la situazione è drammatica». La chiesa non è mai stata coperta, neanche in via provvisoria, come è accaduto, per esempio, per la basilica di Collemaggio. Quindi, in questi quasi 10 anni, ai danni del sisma si sono aggiunti quelli del degrado.
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