Celano, avvelenati dopo il pranzo con l’erba del diavolo

Grave l’anziano genitore, malore per il figlio. La verdura scambiata per cime di rapa e utilizzata per condire la pasta

CELANO. Condisce la pasta con una salsa a base di stramonio, l’erba del diavolo, e finisce in ospedale per avvelenamento. Lieve malore anche per il figlio. L’uomo aveva preparato un piatto stagionale da mangiare a pranzo, ma non si era reso conto che nella verdura frullata e usata e per condire la pasta c’era l’erba tossica e allucinogena.

Così R.C., 81 anni, e il figlio sono stati trasportati d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano, in stato di semi incoscienza. L’uomo aveva ricevuto in dono da un vicino dei fagiolini e poi aveva raccolto della verdura nel suo orto. Voleva preparare un piatto di stagione e così all’ora di pranzo si era messo ai fornelli. Aveva lessato i fagiolini e con la verdura, che con tutta probabilità pensava fossero cime di rapa, ci aveva fatto un salsa per condire la pasta. Tutto era andato bene fino a quando, dopo pranzo, padre e figlio hanno iniziato ad avvertire dei malori. Un amico del ragazzo, che doveva passare a prenderlo per fare una passeggiata a Celano, arrivato a casa li ha trovati sdraiati sul divano, privi di senso e non in grado di spiegare che cosa fosse successo. Immediatamente ha chiamato i familiari e questi ultimi hanno allertato il 118. «Quando siamo arrivati mio suocero era sul divano e mio cognato vicino», ha raccontato il genero, «l’anziano era privo di forza e non si riusciva a capire quello che diceva. Pensavamo fosse un’ischemia o qualcosa di simile. Abbiamo subito allertato il 118 e sono stati trasferiti entrambi al pronto soccorso». Una volta arrivati nella struttura ospedaliera le condizioni non sono migliorate. L’uomo e il ragazzo hanno continuato ad avere difficoltà respiratorie e allucinazioni. I medici, anche parlando con i familiari, hanno ipotizzato che potesse trattarsi di intossicazione da stramonio e hanno fatto arrivare dall’Aquila delle flebo con medicinali usati per eliminare le tracce delle sostanze nocive nel sangue dei pazienti.

«Mio cognato aveva solo assaggiato la pasta, è stato visitato e dopo due flebo è tornato a casa, in serata», ha continuato il genero dell'80enne, «mio suocero invece è ancora ricoverato in terapia intensiva, anche se le condizioni sono in miglioramento. Da quelle poche parole che ci ha detto siamo riusciti a capire che il vicino gli aveva regalato i fagiolini e lui aveva colto della verdura nel suo orto, non immaginava certamente che si trattasse di stramonio».

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