Centro antiviolenza, soldi ancora fermi

Le donne terre-mutate: da un anno aspettiamo che la Provincia si faccia carico di chiedere i fondi attualmente in Regione

L’AQUILA. All’indomani del sisma fu l’allora ministro Mara Carfagna a promuovere un’azione volta a ridare slancio alle attività che da anni all’Aquila erano rivolte alle donne, attraverso l’azione di tante associazioni, a cominciare dal Centro antiviolenza e la Biblioteca delle Donne Melusine. Il decreto legge 39 del 2009, convertito nella legge 77, destinava 3 milioni di euro alla ripresa dell’attività dei centri di aiuto delle donne e delle madri in situazioni di difficoltà. Quei fondi, ad oggi, giacciono inutilizzati. Ieri, l’associazione Donne terre-mutate è tornata a chiedere che si faccia qualcosa, e lo ha fatto simbolicamente per strada, a dimostrare che non esiste un luogo per le donne.

«L’Ordinanza 3978/2011 dell’allora commissario Gianni Chiodi», spiega Valentina Valleriani di Terre-Mutate «divise i fondi: metà alle diocesi e l’altra metà all’allora consigliera di parità della Regione, Letizia Marinelli. Il progetto della Diocesi è stato bocciato dalla Corte dei Conti, quello della consigliera non è mai stato prodotto. L’ultimo atto è stato l’emendamento alla legge di Stabilità 2014, che riunì i soldi, ma da allora è tutto bloccato».

L’emendamento, firmato da Stefania Pezzopane, assegna i 3 milioni alla Provincia «al fine di provvedere, d’intesa con il Comune dell’Aquila, alla realizzazione di un centro poliedrico per le donne e lo svolgimento di iniziative per il contrasto di situazioni di marginalità dovute alla violenza di genere e sui bambini».

Le Donne terre-mutate già tre anni fa avevano redatto un progetto per la Casa delle donne, depositato poi in Comune.

«Da un anno», spiega l’avvocato del Centro antiviolenza Simona Giannangeli «aspettiamo che la Provincia si faccia carico di chiedere i soldi che attualmente sono in Regione e attivi, con il Comune, un processo che coinvolga le associazioni che da anni si occupano di donne».

L’associazione chiede un tavolo di confronto con Provincia e Comune, anche in relazione al suo progetto. La Casa delle donne riunirebbe le tante esperienze di Terre-mutate, sarebbe un polo di forza e unione delle donne.

«Invece», commenta Anna Tellini, «abbiamo incontrato gli assessori comunali Emanuela Di Giovambattista e Betty Leone, ma l’unico vero interesse è arrivato dal questore che molto ha fatto nell’ultimo periodo per combattere il fenomeno della violenza sulle donne». Si sta ipotizzando anche la nascita di una casa-rifugio, un luogo protetto per le donne che denunciano violenza. Ma per ora si tratta solo di una idea tutta da concretizzare.

Barbara Bologna

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