Cittadino beffa Equitalia che voleva 300mila euro

I giudici hanno dato ragione al contribuente: le notifiche sono state sbagliate L’agenzia di riscossione è stata anche condannata a pagare le spese legali

L’AQUILA. Una volta tanto è Equitalia ad essere beffata e il contribuente fa festa: del resto la posta in ballo era di ben 300mila euro e qualche spicciolo. La beffa c’è ma per l’agenzia di riscossione, ovvero Equitalia, che dovrà sborsare le spese legali. Si è concluso dopo 12 anni, in Cassazione, un giudizio tributario avviato con successo contro il concessionario per la riscossione che prima si chiamava Soget, poi Pragma e ora Equitalia. A seguito di verifiche da parte della Guardia di Finanza fu iscritta a ruolo la causa per una somma di oltre 300mila euro e venne anche intrapresa una procedura esecutiva dall’Agenzia delle entrate mediante atti invasivi per il contribuente: iscrizione di ipoteca e fermo amministrativo di mobili e immobili. Fu proposto un ricorso davanti alla commissione tributaria di Teramo, visto che il contribuente si era trasferito provvisoriamente lì. Nel mirino c’erano gli avvisi di accertamento dell’Agenzia delle entrate e le cartelle di pagamento della Soget, sempre per vizi di notifica, e l’agenzia di riscossione ha avuto torto,

La Commissione tributaria regionale, chiamata a decidere in appello, ha dichiarato «la giuridica inesistenza degli atti esattoriali per nullità assoluta della notifica». Con questo è stata dichiarata anche la nullità assoluta degli atti esecutivi quali il fermo amministrativo e l’iscrizione di ipoteca, subito revocati.

In sostanza i giudici hanno dichiarato nulla la notifica delle cartelle e valida quella degli avvisi di accertamento iniziali che sono stati, però, resi inutilizzabili dall’erronea notifica da parte del concessionario della riscossione.

Equitalia, che nel frattempo era subentrata alla Soget, ha poi proposto ricorso in Corte di Cassazione. Ma è stato dichiarato inammissibile riguardo al punto decisivo dell’inesistenza giuridica degli atti esattoriali, notificati in un luogo diverso da quello del domicilio fiscale. Quanto alle spese di giudizio, la Cassazione ha rimesso gli atti alla Commissione tributaria regionale per la decisione: Equitalia dovrà pagare 10mila euro per il giudizio davanti alla Commissione tributaria e altrettanti per quello in Cassazione. Il contribuente che ha vinto la causa è stato assistito dall’avvocato Riccardo Lopardi.

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