Corano sul sedile, è allarme

Auto sospetta davanti alla questura: arriva l’artificiere.

L’AQUILA. Una macchina vecchia parcheggiata male. Il Corano sul sedile, in bella evidenza. Il giorno dopo l’attacco del kamikaze libico alla caserma di Milano basta questo per far scattare l’allarme rosso davanti alla questura aquilana. Arriva l’artificiere ma l’auto è «pulita».

Una vecchia Ford rosso scuro lasciata a metà strada tra la caserma Rossi degli alpini e la questura diventa, in un attimo, l’immagine del possibile attentato terroristico islamico.
La prima segnalazione arriva alle 10 alla sala operativa della Stradale che compie i primi accertamenti. Scattano imponenti misure di sicurezza. L’agente che si avvicina non può non notare una copia del Corano, il libro della rivelazione per gli islamici, lasciata in bella vista sul sedile del passeggero. Che fare? Immediata una nuova segnalazione con le indagini che vengono allargate. Intervengono a supporto gli agenti della squadra Volante e della Digos. Viene chiamato anche l’artificiere della polizia che in pochi minuti ispeziona l’auto ritenuta sospetta.

Minuti comunque interminabili, con la zona circostante che viene debitamente isolata e interdetta al passaggio di uomini e mezzi, prima del via libera definitivo: «L’auto è pulita». È solo parcheggiata male. Il proprietario, un nordafricano come i tanti che sono sbarcati in città da ogni parte d’Italia in cerca di fortuna nel dopo-terremoto, viene individuato e sarà multato. La macchina, nel frattempo, viene rimossa dai vigili urbani per la sosta irregolare e portata al deposito giudiziario.

Il trambusto non ferma, tuttavia, l’operazione di sgombero dell’autoparco comunale, diventato la casa dei disperati, come documentato dal Centro. Dopo il crollo della pensilina, avvenuto domenica, la polizia irrompe di buon mattino, con grande spiegamento di forze, nell’area della galleria commerciale Meridiana, vicino alla stazione ferroviaria, dove gli immigrati nordafricani trascorrono il loro tempo e dormono occupando strutture pubbliche e private. Diciassette immigrati tunisini e marocchini vengono accompagnati in questura per l’identificazione e gli accertamenti.

Alcuni hanno precedenti penali. Nove sono senza contratto di lavoro e vengono rispediti nelle città di provenienza. Gli altri otto dimostrano che sono qui per lavorare e a quel punto la polizia chiama chi li ha assunti chiedendo che garantiscano loro sistemazioni dignitose provvedendo anche a vitto e alloggio. A sera, poi, un intervento della Caritas permette a un gruppo di stranieri di usufruire di una sistemazione più dignitosa a Collebrincioni.