Crollo con due vittime Stato citato in giudizio 

Nuovo ricorso contro la Presidenza del consiglio: chiesto un milione Le parti civili: «I nostri parenti fuorviati da quanto disse De Bernardinis»

L’AQUILA. Spunta, dopo alcuni anni, una nuova citazione per danni in relazione al mancato allarme della vecchia commissione Grandi Rischi circa i crolli causati dal sisma del 6 aprile 2009.
I familiari di due stranieri deceduti sotto le macerie a Castelnuovo di San Pio delle Camere, tramite i loro legali, Ubaldo Lopardi e Massimo Costantini, hanno citato in giudizio la presidenza del Consiglio e chiedono complessivamente un milione di risarcimento. La prima udienza si è tenuta un paio di giorni fa davanti al tribunale. La scelta di presentare solo ora la richiesta di danni poggia sull’opportunità della recente conoscenza della motivazione della Cassazione che ha chiuso il caso, cui ci si rifà per far valere le proprie ragioni.
LA TRAGEDIA. I due, Refik Hasani e Demail Hasani, che avevano circa 40 anni, macedoni, residenti in via Piave nella frazione di Castelnuovo, morirono per asfissia nell’abitazione crollata. Il decesso ci fu, secondo gli accertamenti fatti, dopo un’ora che erano rimasti sotto le macerie. Gli accertamenti tecnici hanno confermato che il crollo della casa fu conseguenza diretta del catastrofico sisma del 2009.
LE ABITUDINI. Un punto di partenza del ricorso sono le abitudini delle vittime che sarebbero state fuorviate dalle dichiarazioni dell’unico condannato delle vecchia Commissione, Bernardo De Bernardinis. Nel ricorso, dunque, si fa riferiemento al fatto che Refik Hasani (ma lo stesso vale anche per l’altro) ben conosceva i terremoti che nel suo Paese, anche in tempi recenti, sono stati decisamente forti. Conosceva, dunque, le regole corrette da adottare in caso di sisma, ovvero uscire di casa e trattenersi fuori a lungo.
INTERVISTA FATALE. Viene chiamata in causa, pertanto, l’intervista di De Bernardinis. «La vittima», dicono i ricorrenti, «ascoltò l’intervista rilasciata prima dello svolgimento della riunione della Commissione a Gianfranco Colacito (Tv1) dall’ingegenre nella quale questi affermava che lo sciame sismico allora in atto «si colloca in una fenomenologia senz’altro normale dal punto di vista dei fenomeni sismici che ci si aspetta in questa tipologia dei territori che poi è centrata intorno all’Abruzzo..... non c’è pericolo, l’ho detto al sindaco di Sulmona. La comunità scientifica mi continua a confermare che, anzi, è una situazione favorevole perché c’è uno scarico di energie continuo».
EFFICACIA CAUSALE. «La vittima», dicono gli avvocati, «a seguito delle predette dichiarazioni, ha abbandonato le cautele fino ad allora poste a tutela dell’incolumità. Ciò in quanto le dichiarazioni di De Bernardinis, sono state percepite come provenienti dal massimo organo statale deputato alla gestione del rischio e confortate dal parere dei massimi esperti in materia sismica. Le informazioni diramate erano dotate di quella particolare autorevolezza al punto che si rivelavano idonee a influenzare il comportamento di Hasani inducendolo a non uscire di casa. Convinti da quelle parole, i due stranieri non hanno abbandonato l’edificio in cui abitavano tentando di convincere anche i figli con loro conviventi ad adottare le stesse modalità di condotta».
Per loro fortuna non li ascoltarono e passarono la notte i macchina. La condotta di De Bernardinis, dunque, «avrebbe violato le regole di diligenza e perizia cui avrebbe dovuto attenersi».
CASSAZIONE. Per la Cassazione «ove l’imputato non avesse detto ciò che disse, le morti non si sarebbero verificate perché sarebbero state adottate le precauzioni conosciute».
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