Da campana selvaggia a Canzone d’Africa

Tutte le gesta dell’ex “arciprete” di Pizzoli, in rotta con i parrocchiani e con le autorità municipali

PIZZOLI. «Una persona parecchio sui generis». Giovannino Anastasio sindaco di Pizzoli, ricorda così don Paolo Piccoli, 51 anni, nativo di Verona, “arciprete” di Pizzoli dal 1996 al 2001, oggi sotto inchiesta per il giallo del Seminario che sconvolse Trieste due anni fa, quando il novantaduenne monsignor Giuseppe Rocco, fu trovato morto nella sua stanza al secondo piano della Casa del Clero di via Besenghi. Tra don Paolo e Anastasio, a dire la verità, i rapporti sono sempre stati piuttosto tesi, tanto che all’epoca vennero subito soprannominati don Camillo e Peppone. Don Paolo, negli anni trascorsi a Pizzoli, aveva fatto parlare molto di sé. Nel 2002, infatti è stato condannato per disturbo della quiete pubblica: alcuni cittadini di Pizzoli, esasperati dal suono delle campane che venivano azionate troppo energicamente più volte al giorno, si rivolsero alle autorità che, dopo aver stabilito che la rumorosità superava i decibel stabiliti dalla legge, posero sotto sequestro il modernissimo impianto elettronico. Dallo stesso impianto nel 2001, in occasione di un comizio di Rifondazione, diffuse canti come “Canzone d’Africa” e “Tripoli bel suol d’amore”: una “bravata” che gli costò un’altra condanna, ma che non lo fece desistere, tanto che presto definì la sede del Comune come “Casa del Popolo” e la giunta comunale un “politburo di brezneviana memoria”, e parlò di “iniziative degne di un gulag”. Piccoli fu alla ribalta in occasione dei funerali della regina Maia Josè di Savoia, perché fu uno dei pochissimi a prendere parte alla cerimonia di tumulazione della salma. «Non posso negare che non mi sia mai stato simpatico», ammette Anastasio. «Certo, all’epoca niente faceva presagire quello che potrebbe essere accaduto. L’ho visto dare uno schiaffone a un chierichetto, ma niente di più violento. Tra noi c’era una sorta di contrapposizione politica. Di problemi ne aveva creati parecchi: dal 2001, data in cui è andato via da Pizzoli, non ci sono state più situazioni del genere. Una persona a cui piaceva ostentare molto ricchezza, cultura, potere, anche economico».

Don Paolo, infine, nel corso della sua permanenza all’Aquila, era stato anche nominato canonico del capitolo metropolitano, che egli stesso soleva definire «amplissimo».

(m.c.)

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