De Nino-Morandi, la sede resta in totale abbandono 

Cinque anni fa il sequestro dell’edificio in ristrutturazione per presunte irregolarità Attesa la nuova gara d’appalto, intanto gli studenti sono ancora all’Itis di Pratola

SULMONA. Era un venerdì, quel 17 ottobre del 2014, quando scattarono i sigilli su una parte dell’edificio che ospitava l’istituto De Nino-Morandi per presunti lavori post sisma sbagliati. Dopo cinque anni la scuola di via D’Andrea versa nel più completo abbandono, con finestre rotte, alberi caduti nel cortile e cancelli arrugginiti. Entro la fine dell’anno, però, il presidente della Provincia dell’Aquila, Angelo Caruso, ha annunciato che sarà bandita la gara d’appalto per i lavori di ristrutturazione dello storico edificio per puntare a riconsegnare la sede agli aspiranti ragionieri e geometri per la fine del 2021. Lungaggini burocratiche permettendo.
Intanto, sullo stato di degrado il comitato De Nino-Morandi, presieduto da Franco D’Amico, ha presentato anche un esposto in Procura. Tra rimpalli burocratici, ritardi istituzionali e lungaggini della giustizia, i circa 400 studenti degli istituti per geometri e ragionieri sono stati trasferiti da un anno e mezzo all’Itis di Pratola, in una scuola all’avanguardia, che ha comportato però il disagio del trasloco per genitori, alunni e per i commercianti limitrofi alla struttura sotto sequestro. Sono ingenti, infatti, gli incassi persi da bar, tabaccherie, cartolerie e librerie sorte proprio intorno alla scuola. Un ulteriore colpo all’economia locale cittadina già in forte sofferenza.
Era il 17 ottobre 2014 quando i finanzieri del comando provinciale dell’Aquila, in esecuzione di un provvedimento del gip del tribunale Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta del procuratore della Repubblica Fausto Cardella e dei pubblici ministeri Stefano Gallo e Roberta D’Avolio, hanno sequestrato i due edifici scolastici dell’Istituto tecnico commerciale “De Nino” e dell’Istituto tecnico per geometri “Morandi”.
Si tratta, in particolare, dei corpi di fabbrica 1 e 3 del complesso scolastico, oggetto di lavori di messa in sicurezza e adeguamento sismico, dichiarati urgenti e necessari dopo il terremoto del 6 aprile del 2009 che devastò L’Aquila. Le indagini hanno rivelato che le opere di adeguamento erano state eseguite solo in parte o in maniera difforme da quanto previsto dal progetto. Il tutto a fronte di una rendicontazione che, invece, attestava la piena e conforme realizzazione delle opere. Nel procedimento risultano indagate a vario titolo sette persone per reati di falso e truffa ai danni dello Stato.
Gli interventi non a norma avrebbero pregiudicato – secondo l’accusa – la tenuta statica delle strutture stesse. Interventi tali «da rendere addirittura non collaudabile l’opera, che non risulta sismicamente a norma e che quindi non può ritenersi idonea ad ospitare in piena sicurezza gli studenti delle due scuole».
©RIPRODUZIONE RISERVATA