Don Ciotti e l’impegno per la legalità  

Confronto a tutto campo con gli studenti. Commovente l’incontro con la mamma di Fabrizia, la giovane uccisa a Berlino

SULMONA. «Riempite la vostra vita di contenuti. Riempite la vostra vita di vita. Non lasciatevi vivere». Don Luigi Ciotti guarda i ragazzi negli occhi. Si rivolge a loro utilizzando il “lei” anche se ha a che fare con giovanissimi. Li chiama per nome, per anteporre le potenzialità individuali di ciascuno, contrariamente a chi vuol vedere nei teenager un unico gruppo indistinto. Il fondatore di Libera ha scelto di incontrare le classi che nell’arco dello scorso anno scolastico, o dell’estate, hanno portato avanti un’esperienza nelle strutture dell’associazione contro le mafie.
TESTIMONIANZE. A Cinisi, sulla via dei cento passi di Peppino Impastato, oppure al lavoro sui campi confiscati alla ‘ndrangheta in Calabria. Taccuini, penne, ma anche guanti da lavoro per toccare con mano l’attività quotidiana dei volontari di Libera in giro per l’Italia. Esperienze e testimonianze che si intrecciano. Pareri a confronto. Gli studenti delle medie Serafini-Capograssi e dell’istituto superiore “Liceo Motorio Vico” di Sulmona si sono ritrovati allo SpazioPingue con don Ciotti per raccontare le loro attività sui campi della legalità portate avanti nell’arco dello scorso anno scolastico o dell’estate. Foto e video a mostrare il loro temporaneo incarico. Ma anche tante domande.
I TEMI. L’incontro, moderato da Federica Marinucci (dell’associazione sulmonese di Libera), si trasforma in un’occasione per fare il punto sulla legalità all’interno del dibattito attuale, dalle emergenze universali (guerra, terrorismo, sfruttamento dei flussi migratori) ai piccoli e grandi temi che riguardano la comunità peligna, come il progetto Snam e le sue implicazioni territoriali. «Credo che sia giusto manifestare in difesa del nostro ambiente», valuta il fondatore di Libera, in riferimento anche alla manifestazione del 21 aprile. «Dobbiamo tutti mobilitarci per la tutela della nostra salute e delle nostre valli. Anche questo vuol dire impegnarci in favore della legalità».
ESPERIENZE. Tra le classi partecipanti, il III BM dell’istituto Motorio-Vico che, sotto la guida della docente Loredana La Civita, ha portato avanti un progetto di lavoro sui terreni confiscati alla ’ndrangheta in Calabria. «Abbiamo lavorato in una struttura risistemata dopo che le cosche a cui era stata sequestrata avevano dato fuoco ai locali», ricorda un’alunna. «Abbiamo dovuto adattarci in stanze attrezzate con l’essenziale e abbiamo limitato l’uso dei cellulari. Questa esperienza ci ha insegnato molto».
IL CAMBIAMENTO. Un cambiamento che parte da ciascuno e che non si può delegare agli altri. «Uno dei mali peggiori di questo Paese», spiega don Ciotti, «è il dover delegare. Quando ognuno, invece, deve essere pronto a sporcarsi le mani in prima persona, perché il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi e noi dobbiamo essere parte di questo cambiamento che comincia dalle piccole cose. Dall’impegno educativo, dalla responsabilità. Non bisogna delegare, ma essere parte attiva di questo cambiamento».
FABRIZIA. Particolarmente toccante la partecipazione di Giovanna Frattaroli, madre di Fabrizia Di Lorenzo, la giovane sulmonese uccisa alla fine del 2016 nel tragico attentato a Berlino: «La vostra concittadina assassinata a Berlino», incalza don Ciotti, «deve vivere dentro di noi attraverso l’impegno contro la mafia, il traffico delle armi, degli esseri umani, della droga, del gioco d’azzardo, quello legalizzato e quello clandestino. Sono tutti intrecciati tra loro. Bisogna parlarne, stare vicino ai familiari delle vittime in modo concreto. Non impegniamoci contro le mafie, ma per la libertà e la dignità delle persone».
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