Due fidanzati: «C’era un’auto al fiume» 

I carabinieri li cercano dopo la confessione anonima. Sequestrato il telefonino a un amico degli indagati: sarà analizzato

SAN BENEDETTO DEI MARSI. Una coppia di fidanzati appartata in auto racconta di avere visto un’Audi A3 percorrere la strada verso il fiume Giovenco, nello stesso punto dove è sparito Collinzio D’Orazio, ritrovato poi morto nel corso d’acqua dopo 23 giorni di ricerche. Era la notte tra venerdì 1 e sabato 2 febbraio, verso l’1.30. E l’auto è come quella sequestrata a uno dei due indagati. Confessioni contenute in una lettera che l’anonimo fidanzato ha fatto arrivare in Comune a San Benedetto dei Marsi. Lettera successivamente affidata ai carabinieri della compagnia di Avezzano. Uno scritto datato 18 febbraio, cinque giorni prima del ritrovamento del cadavere di D’Orazio. L’anonimo autore sostiene di avere visto, proprio quella notte, mentre era appartato con la sua ragazza, un’Audi A3 grigia vecchio modello andare verso il fiume Giovenco.
Nella lettera si sostiene che l’auto proveniva da San Cipriano, percorrendo la strada che porta al fiume. Significativo il fatto che il testimone sapesse con precisione dove i sommozzatori avrebbero potuto cercare il corpo della vittima. I carabinieri sperano che l’anonimo possa farsi avanti per meglio chiarire quanto accaduto. Ogni indizio potrebbe rivelarsi utile a fare luce sul giallo nel Fucino. Restano infatti tanti dubbi sulle ultime ore della vittima. L’inchiesta viene coordinata dal sostituto procuratore Lara Seccacini. Il reato di omicidio è ipotizzato contro ignoti. Mentre due giovani 27enni del posto, Mirko Caniglia e Fabio Mostacci, gli ultimi che hanno raccontato di avere visto in vita D’Orazio, offrendogli un passaggio in auto, sono indagati per abbandono di incapace. Il 51enne soffriva di disturbi cognitivi e aveva dunque una disabilità. I due si sono sempre difesi sostenendo di avere lasciato l’uomo alla periferia del paese. Versione che non convince gli inquirenti.
E un altro tassello si aggiunge all’indagine. Il pm Seccacini ha disposto il sequestro di un telefonino modello Huawei che appartiene ad A.R., 26 anni, anch’egli di San Benedetto dei Marsi, amico dei due indagati. Al giovane non vengono contestati reati, ma la Procura ha disposto un accertamento tecnico irripetibile sul telefono perché si sospetta che possa avere scambiato dei messaggi con Mostacci e Caniglia. L’incarico verrà affidato all’esperto informatico Antonio Barbieri, lo stesso che ha avuto il compito di esaminare i cellulari sequestrati ai due indagati. Per quanto riguarda l’Audi A3 sequestrata a Mostacci si aspettano i risultati degli accertamenti del Ris di Roma.
L’avvocato Antonio Milo, che assiste Caniglia, ha sottolineato che sul corpo di D’Orazio non vi sono segni compatibili con una morte violenta, stando a quanto emerso dai primi esami eseguiti alla presenza del consulente nominato dalla difesa.
La madre della vittima, Teresa Di Nicola, assistita dall’avvocato Berardino Terra, è convinta però che la morte di suo figlio «non è una fatalità, né tantomeno può trattarsi di un gesto estremo». «Collinzio aveva i suoi problemi», sottolinea con forza la donna, «ma è sempre tornato a casa e lo avrebbe fatto anche questa volta se qualcosa non gli fosse accaduto».
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