L'AQUILA

E a scuola il Gran Sasso diventa Gran Corno 

Strafalcione su un libro di geografia segnalato da una mamma aquilana: si scatena l’ironia sui social

L’AQUILA. Il ministero dell’Istruzione vorrebbe aumentare le ore di geografia insegnate a scuola. Ma intanto sono gli autori dei testi scolastici a dover tornare sui banchi. È diventato virale il post pubblicato su Facebook da una mamma aquilana, Valeria Baccante, che ha scoperto sul libro del figlio la nuova denominazione del massiccio montuoso più alto degli Appennini: da Gran Sasso a Gran Corno. Un mix tra il vero nome della nostra montagna e quello della sua cima più elevata, il Corno Grande. La notizia ha scatenato l’ironia dei lettori, ma anche indignazione per l’attenzione riservata al territorio abruzzese. E non si tratta del primo caso. Come non ricordare la storica gaffe dell’ex ministra Mariastella Gelmini, che in un comunicato stampa parlò del fantomatico tunnel che collegava il Cern di Ginevra con i Laboratori nazionali di fisica nucleare ospitati ad Assergi? Ebbene, un altro libro di testo, adottato nelle scuole elementari, ha ripreso e pubblicato lo strafalcione. In tutta Italia gli studenti hanno così imparato che «oggi il Gran Sasso ospita un Parco nazionale e dei laboratori sotterranei per la ricerca scientifica. Un lungo tunnel collega questi laboratori al Cern, il più grande laboratorio di fisica, che si trova al confine tra la Svizzera e la Francia, vicino alla città di Ginevra». Tornando al Gran Corno, c’è chi si è cimentato nelle precisazioni: è stato il grande alpinista e ingegnere italiano Francesco De Marchi, nato a Bologna nel 1504 e morto all’Aquila nel 1576, il primo a scalare il Corno Grande e a raggiungere la quota di 2.912 metri di altezza, scegliendo di chiamare la vetta Corno Monte. Lo fece nel 1573, quando ormai aveva quasi 70 anni. Secondo il geografo Roberto Almagià la denominazione Gran Sasso è molto tarda e risalirebbe al Rinascimento. Il primo abbozzo del toponimo è da ricercarsi in un poemetto del 1636 scritto da Francesco Zucchi di Montereale, in cui si fa riferimento al massiccio come al «Sasso d’Italia». Un’altra figuraccia nazionale è stata fatta dagli autori di un sussidiario di quinta elementare utilizzato nelle scuole del Friuli Venezia Giulia, ma probabilmente anche in numerose altre regioni d’Italia. Il libro dichiara che «a Cividale del Friuli c’è il fiume Isonzo» e che «il Matajur fa parte delle Alpi Giulie».
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