A dieci mesi dal sisma la fiaccolata sfila da via XX Settembre. Ha partecipato la Maraini: sono commossa

«E ora non uccideteli due volte»

Processo breve, monta la rabbia per le otto vittime dello studentato

L’AQUILA. «Continuare ad alimentare la memoria del 6 aprile e chiedere rispetto per le vittime della Casa dello studente con una giustizia che sia «veloce, ma non ingiusta». Con queste motivazioni, genitori, parenti e amici degli 8 studenti morti dieci mesi fa sotto le macerie, sono tornati a percorrere con una fiaccolata, come ogni 6 del mese, il tratto di strada che dall’ingresso di Via XX Settembre porta a ciò che resta dell’edificio dell’Adsu. Manifestazione silenziosa, culminata con l’apposizione sulla grata che circonda l’ex palazzo di uno striscione dai toni forti.

«Ci avete tolto il futuro. Non toglieteci, con il processo breve, anche la giustizia». Parole forti che il comitato vittime della Casa dello studente replica in più striscioni, dai quali traspare una rabbia che supera il dolore: «Assassinati alla Casa dello studente il 6 aprile 2009», «Processo breve per lui. 500 milioni sottratti allo Stato. Ingiustizia è fatta per le vittime dei crolli assassini all’Aquila, dove potrà esserci, impunemente, un altro 6 aprile».

Parole esibite nel silenzio surreale della fiaccolata, alla quale partecipa Dacia Maraini, che ha accompagnato il corteo sino alla fine. «Sono molto commossa», dice la scrittrice, «come mi era successo di esserlo anni fa in piazza De Maio, in Argentina, dove un corteo di madri manifestava contro il governo per avere giustizia per i figli scomparsi: anche lì portavano al collo le foto di quei ragazzi e i loro nomi. Secondo me tra la gente dell’Aquila c’è un forte sentimento di giustiza, diffuso, che qualcuno, complici i media, cerca di soffocare e mummificare. Il sentimento di giustizia», aggiunge, «deve essere ascoltato dalle istituzioni. In caso contrario, potrebbe portare alla rottura del tessuto sociale. Una conseguenza grave per tutti, non solo per chi ha subito un’ingiustizia».
Davanti alla Casa dello studente, il corteo sosta a lungo per poi ripartire, dopo aver deposto lo striscione e le foto delle vittime dei crolli (Marco Alviani, Luciana Capuano, Davide Centofanti, Angela Cruciano, Alessio Di Simone, Francesco Esposito, Hussein Hamale e Luca Lunati).

Alcuni giovani del comitato leggono i nomi delle 307 vittime del terremoto, «nella speranza che la morte di queste persone non resti vana», commenta la portavoce del comitato, Antonietta Centofanti, promotrice anche di una raccolta di firme contro il disegno di legge sul processo breve. Che «se dovesse essere varato così com’è dal governo, ucciderebbe due volte i nostri ragazzi».

In una piazza del Duomo spettrale e deserta si avverte forte la mancanza delle istituzioni.
«Siamo stati lasciati soli dai rappresentanti locali», sussurra il papà di Luca Lunati, morto nello studentato insieme ai suoi compagni, «qui non li abbiamo mai visti. Ringraziamo la magistratura e abbiamo fiducia in essa. Ma vogliamo anche la certezza che il processo breve non metta a rischio di prescrizione le inchieste sui crolli».
Poco prima delle 19,30, la manifestazione si conclude con un appuntamento importante per il 6 marzo. Ad annunciarlo è Centofanti: «Stiamo organizzando all’Aquila una manifestazione nazionale per il prossimo mese, dobbiamo essere in tanti, riempire questa piazza».