Ecco la maglietta che controlla la salute 

Il progetto della giovane imprenditrice Caterina Casale: «All’Aquila accoglienza stupenda. E poi è vicinissima a Roma»

L’AQUILA. Nasce dall’Aquila, al Tecnopolo d’Abruzzo, la maglietta per il controllo della salute.
A “inventarla” è una giovanissima imprenditrice, Caterina Casale, 26 anni, di Bologna, fondatrice e Ceo di Let’s Webearable Solutions, che ha sposato Arnaldo Usai, 50 anni, originario di Roma, storico ad di Uniform srl, 400 addetti, un’azienda leader nel settore con clienti prestigiosi tra i quali il ministero della Difesa, il ministero degli Interni, la Guardia di finanza, i vigili del fuoco, le Ferrovie dello Stato, la Saudit Airlines e il ministero della Difesa degli Emirati Arabi.
Proprio dalle Forze armate è nata l’idea della star up di Caterina Casale, laureata in Lettere – ma che ha scelto tutt’altra strada. Si tratta di un’eccellenza che nasce dal Tecnopolo d’Abruzzo, che ha nella Zte, il colosso cinese della tecnologia della comunicazione, la sua punta di diamante.
Dottoressa Casale, com’è nata l’idea della maglietta per il controllo della salute?
«Con mio marito, che si occupa di abbigliamento per le Forze armate. L’idea, però, non è nostra, ma dei ricercatori delle università di Bologna e Cagliari. Un’idea che abbiamo intercettato e che ora stiamo realizzando concretamente».
Come mai la scelta del Tecnopolo d’Abruzzo all’Aquila?
«Ho conosciuto il direttore, Roberto Romanelli, tramite uno dei nostri più stretti collaboratori, Fulvio Giuliani (ex presidente del Centro turistico Gran Sasso, ndr) e quasi due anni fa ci si è aperto un mondo. Cercavamo una sede per la nostra start up e Romanelli ci ha steso un tappeto rosso. Così, anziché essere un numero qualsiasi a Roma, abbiamo preferito un centro di eccellenza come quello aquilano, che si sta allargando ad aziende di grande prestigio. E poi all’Aquila avremmo potuto mantenere la nostra segretezza, come in effetti è avvenuto».
Grandi aziende, come la Zte?
«Mi dispiace per i cinesi, ma noi siamo arrivati per primi... È una battuta, naturalmente. Ma è così».
Quindi la vicinanza a Roma è stata fondamentale per la scelta?
«È stata importante, ma non determinante, perché L’Aquila ci ha messo nelle migliori condizioni per poter operare, ma soprattutto ha una posizione strategica, perché è al centro dei nostri interessi, con le due Università, Bologna e Cagliari, e con i nostri collaboratori. E poi, fare i pendolari da Roma all’Aquila è molto semplice. A Roma è un caos, invece qui, una volta usciti dalla capitale, è un attimo. Solo, se costasse un po’ meno l’autostrada...».
Come funziona la maglietta e che utilità può avere?
«Ha sei sensori in tutto, quattro per l’Ecocardiogramma e due per la respirazione».
Quindi ci vuole un medico per indossarle e decifrarle?
«Assolutamente no. Può portarla chiunque, perché ci sono tre codici, che vanno dal verde, al giallo al rosso. Ognuno poi si regola, una volta letti i dati, che sono di facilissima comprensione per tutti, è può rivolgersi a un medico per il da farsi. Questa maglietta, che è una t-shirt che può essere indossata sotto un’uniforme o una semplice camicia o maglia o anche una giacca, è in grado di monitorare due punti fondamentali del nostro corpo: il sistema cardiocircolatorio e quello respiratorio. I dati sono molto semplici da interpretare, i nostri ricercatori l’hanno studiata apposta. È ovvio che poi il prodotto verrà lanciato anche nel settore delle Forze armate, e non solo, ma potrà essere impiegato in particolare anche dagli atleti, sia a livello professionistico, sia amatoria, in tutte le discipline sportive».
A che punto è il progetto?
«Siamo nella fase cruciale, perché stiamo per depositare il brevetto. E poi, una volta comprati i macchinari e aperta la fabbrica, possiamo dare il via alla produzione».
Che avverrà all’Aquila?
«Questo non possiamo ancora dirlo, perché abbiamo già dei pre-accordi con aziende abruzzesi, ma è ancora tutto da definire. Siamo comunque nella fase pre-industriale».
I finanziamenti per realizzare il progetto e portare avanti la ricerca, come e da dove sono arrivati?
«Un milione di euro da Invitalia e altri soldi sono in arrivo dalla Banca del Mezzogiorno, che è stata acquisita da Invitalia. poi c’è la nostra parte».
Queste t-shirt si possono lavare, naturalmente.
«In lavatrice a 30 gradi al massimo, ma è preferibile a mano».
Per concludere, una domanda personale: ha sposato un imprenditore che ha il doppio dei suoi anni. Come mai e dove vi siete conosciuti?
«Per me la differenza di età non ha mai contato nulla. Ci siamo conosciuti a Bologna, dove ci siamo incontrati per questioni di lavoro. E devo dire che è stato il classico colpo di fulmine».
Vacanze estive già programmate?
«Vacanze-lavoro, starò molto tempo nei nostri uffici dell’Aquila, perché la nostra ambizione è la produzione. E poi io e mio marito siamo sposati, ma anche soci».
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