Famiglie sfollate due volte in sette anni

Nel Progetto Case anche residenti di Arischia e Camarda dopo le lesioni delle ultime scosse

L’AQUILA. Sono diventate 78 le famiglie di sfollati provenienti da Amatrice e Accumoli, dopo il sisma del 24 agosto, ospitate negli alloggi del Progetto Case. E potrebbero aumentare, in seguito alle nuove scosse e all’individuazione di altri edifici inagibili o all’ampliamento delle zone rosse per motivi di sicurezza. Hanno trovato posto nelle abitazioni delle new town anche due famiglie dell’Aquilano, una di Arischia e l’altra di Camarda, le cui case hanno subìto danni in seguito al terremoto del 30 ottobre. Altri tre nuclei familiari stanno valutando se trasferirsi negli alloggi provvisori, oppure trovare sistemazioni autonome. E si sta avviando un progetto per favorire l’integrazione degli anziani, arrivati all’Aquila dalle zone terremotate del Lazio, che vivono il doppio trauma di aver dovuto abbandonare la loro casa e la loro terra, ritrovandosi in una comunità estranea: «Noi siamo a completa disposizione», spiega l’assessore all’assistenza alla popolazione Fabio Pelini, «delle persone di Amatrice e Accumoli, già vessate dal sisma del 24 agosto, e che ora potrebbero ritrovarsi in nuove situazioni di emergenza. In questa che abbiamo definito assistenza “di ritorno”, possiamo ospitare nelle abitazioni del Progetto Case nuovi nuclei familiari, sia provenienti dalle aree limitrofe che dallo stesso territorio aquilano, come nel caso delle due famiglie di Camarda e Assergi che dopo la scossa del 30 ottobre si sono ritrovati con la casa inagibile».

Pelini ricorda che è stata siglata una convenzione con la Regione Lazio, per l’alloggiamento degli sfollati: è la Regione Lazio a farsi carico, dal 1 novembre, dei costi relativi alle utenze delle abitazioni messe a disposizione dal Comune dell’Aquila, nonché a corrispondere i canoni di compartecipazione e locazione.

«La prima fase della convenzione era fino al 31 ottobre», aggiunge Pelini, «e la seconda arriverà a febbraio. Saranno le famiglie interessate a decidere liberamente se scegliere questa forma di assistenza “spuria”, alternativa all’albergo o alle casette di legno da realizzare”. Nell’ambito dei finanziamenti da indirizzare al bilancio partecipativo 2016, i presidenti dei 15 centri sociali anziani sorti a supporto dei nuovi quartieri hanno aderito alla proposta che prevede l’integrazione e il coinvolgimento nelle attività anche delle persone anziane giunte dal Lazio.(r.s.)

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