Febbraio 2009: nell’ex carcere la sede della Corte dei Conti 

L’inaugurazione si svolse in una giornata nella quale il sisma non fece registrare sussulti In quei giorni si discuteva anche sulla denominazione dell’impianto sportivo di Acquasanta 

L’AQUILA. Il 25 febbraio 2009 è un mercoledì. Il terremoto sonnecchia e la cronaca dà spazio a un evento importante per la città. Il giorno dopo sarebbe stato inaugurato l'ex convento di San Domenico che oggi ospita la sede della Corte dei Conti. La struttura fu restaurata, come fu scritto all'epoca “con criteri di consolidamento strutturale e di attenzione conservativa rimuovendo anche le aggiunte rese necessarie dall'uso che ne era stato fatto come carcere per 200 anni, dall'inizio del 1800 alla fine del 1900”.
L'EX CONVENTO. Il carcere divenne “famoso” in tutta Italia quando nel settembre-ottobre 1992 “ospitò” quasi tutta la giunta regionale abruzzese a seguito di una inchiesta sulla presunta spartizione clientelare di fondi europei condotta dalla Procura dell'Aquila _ e in particolare dal pubblico ministero Fabrizio Tragnone _ che chiese gli arresti al giudice per le indagini preliminari Romolo Como che firmò e li rese operativi. Ancora oggi sul sito internet della ditta che eseguì le opere si rivendica con orgoglio il fatto che “questo lavoro è l’esempio emblematico di un intervento preventivo che ha annullato i rischi sismici delle strutture permettendo loro di reagire in maniera ottimale alle scosse sismiche dell’aprile 2009 a seguito delle quali l’opera non ha riportato alcun danno”. L'ex convento di San Domenico è un luogo simbolo per L'Aquila. Su quel colle, da cui si godeva una splendida vista del paesaggio a nord ovest della città, gli Angioini nel XIII secolo costruirono la residenza aquilana, poi consentirono ai Domenicani di realizzare prima il convento e poi la chiesa di San Domenico nella quale il 2 febbraio del 1703, intorno a mezzogiorno, centinaia di persone erano andate per celebrare la Candelora. Il crollo causato dalla scossa le seppellì praticamente tutte. Non ci sono numeri certi ma si parla di 600-800 vittime solo dentro la chiesa. Come spesso accade la storia offre ai viventi i paradossi: da luogo di morte nel 1703 a esempio di come i terremoti si possono sconfiggere costruendo o restaurando bene, anche se, va precisato, la chiesa di San Domenico che è corpo unico con il convento non era stata sottoposta a restauro (ma non è implosa come 307 anni prima) e per questo oggi è inagibile e in attesa dei lavori stimati in 10 milioni .
LO STADIO. In quei giorni il Centro pubblica una scheda con la quale si invitano gli aquilani a suggerire il nome da dare all'impianto sportivo di Acquasanta che era in via di completamento dopo anni dall'inizio della costruzione. Lo stadio doveva diventare nelle originarie intenzioni “il regno” del rugby (oggi come è noto viene invece utilizzato per il calcio). Il 25 febbraio 2009 il giornale annunciava che la proposta che stava ricevendo maggiori consensi era “Gran Sasso d'Italia”. E questo sarà poi il nome ufficiale a cui verrà affiancato quello di Italo Acconcia (1925-1983) uno degli sportivi più rappresentativi dell'Aquila, calciatore in serie A e allenatore che negli ultimi anni della sua vita fu alla guida della nazionale italiana under 20.
L'INTERVENTO. Tornando al terremoto il 26 febbraio 2009 sulla “pagina aperta” del Centro c'è un intervento del professor Guido Visconti, docente all'università dell'Aquila, studioso del clima, scienziato di livello internazionale, a lungo collaboratore del Corriere della Sera per le pagine scientifiche. Quel testo, dieci anni dopo, potrebbe essere definito “profetico” perché – al di là di qualche asprezza nei toni – un mese e mezzo prima della catastrofe chiarisce una serie di cose che poi entreranno a gamba tesa a far parte del dibattito post-sisma e anche nel processo cosiddetto “Grandi Rischi”. «Un altro dramma», scriveva nella parte finale del suo scritto Visconti, «è quello dello sciame sismico e qui andiamo ai confini fra scienza e magia. Come sempre c'è il genio della porta accanto che si è costruito nel cortile di casa la macchina per viaggiare nel tempo (Giampaolo Giuliani ndr) mentre la Nasa arranca ancora con i veicoli riutilizzabili. Dall'altra c'è un Istituto Nazionale (Ingv ndr) che tra i princìpi ha quello ferreo che i terremoti sono imprevedibili e pone questo come una premessa intellettuale irrinunciabile. Il timore comprensibile della gente è che lo sciame sia un precursore di eventi ben più gravi per cui da una parte gli impiegati di quell’Istituto cercano di dissimulare il loro imbarazzo con dichiarazioni molto generiche e dall'altra l'inventore della macchina seguita a insistere che lui di mestiere non fa l’oroscopo. Ora esiste una vasta letteratura sui precursori sismici che vanno dagli animali alle perturbazioni del campo magnetico terrestre e se agli sciami sismici seguisse una scossa catastrofica la cosa esisterebbe nei report storici, ma così non è. Purtroppo la meteorologia e la sismologia sono scienze che sconfinano pericolosamente con le cosiddette «applicazioni» il che significa che gli scienziati spesso devono fare il mestiere dell’operatore sanitario e nella maggior parte dei casi non sono in grado di farlo. Alla gente che fa parte di quei famosi indici di ascolto di Sanremo va spiegato con calma e precisione come stanno le cose e cioè che la scienza fa il suo dovere ma le conseguenze di certi fenomeni (reali o presunti) sono in mano ai nostri amministratori che spesso e volentieri hanno a che fare con strutture e infrastrutture fatiscenti. Non c’è bisogno di nessuna scienza ai limiti della realtà serve solo buon senso che è una merce rara e sempre più introvabile». Visconti di fatto spiega che relativamente alla previsione dei terremoti è inutile cercare risposte certe dalla scienza o da quelli che lui chiama “i geni della porta accanto”. Sono gli amministratori pubblici, che, una volta presa coscienza della pericolosità sismica del loro territorio, dovrebbero mettere in atto azioni tese a migliorare la sicurezza degli edifici, quelli pubblici in primis, e quindi evitare crolli e perdite di vite umane.
CORTE DEI CONTI. A proposito degli amministratori. Il giorno dopo, il 27 febbraio il presidente della Corte dei Conti durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, che si svolse proprio nel restaurato ex convento di San Domenico, attaccò chi in Abruzzo era alla guida degli enti parlando di “corruzione, scorrettezze , affidamenti irregolari di appalti, cattive gestioni”. In tutto questo gran da fare come si poteva trovare il tempo per pensare a un progetto di messa in sicurezza del territorio che avrebbe dato risultati nell'arco di almeno un decennio? Meglio, nel caso, aspettare la calamità naturale che in Italia, spesso, fa rima con arraffare denaro pubblico.
(10- continua)
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