Fece assumere la nipote: condannata 

Inflitto in primo grado un anno e mezzo di reclusione alla dirigente Del Principe. Caduto l’altro reato di turbativa d’asta

L’AQUILA. Era finita sotto processo con l’accusa di aver agevolato l’assunzione della nipote come co.co.co. in Comune per la gestione di un progetto culturale. Ieri la sentenza di primo grado che ha condannato la dirigente municipale Patrizia Del Principe a un anno e mezzo di reclusione con i doppi benefìci di legge. Solo pochi spiccioli (500 euro) per le parti civili, tra cui il Comune, che avevano chiesto in tutto oltre 100mila euro. Al termine del dibattimento, nel quale il pm Simonetta Ciccarelli aveva chiesto, per l’appunto, un anno e mezzo, il collegio ha comunque cancellato il reato di turbativa d’asta, che per la difesa non aveva ragion d’essere, facendo confluire l’intera condotta nell’abuso d’ufficio, altro reato contestato. La motivazione ci sarà entro 90 giorni. Il reato, comunque, sta per cadere in prescrizione. L’avvocato Maurizio Dionisio, che assiste l’imputata, ha già annunciato appello convinto do poter ribaltare il verdetto.
Del Principe, secondo l’accusa, avrebbe dovuto astenersi tanto dalla predisposizione dell’atto (per assumere tre collaboratori) in merito al progetto “Verso una città a dimensione di studente”, quanto dal presiedere la relativa commissione esaminatrice.
Ella, in tal modo, avrebbe influito sul procedimento diretto a stabilire il contenuto del bando di gara in merito ai titoli di studio richiesti con totale genericità dei criteri di valutazione degli aspiranti». Inoltre avrebbe omesso «di astenersi, in presenza dell’interesse del prossimo congiunto, e presiedeva la commissione di valutazione dei curricula pervenuti e, con affermazioni assolutamente generiche e non verificabili, dichiarava vincitrice la nipote e la assumeva». Del Principe era anche accusata di aver stipulato personalmente il contratto di collaborazione coordinata e continuativa procurandole un ingiusto vantaggio patrimoniale. Contestato anche il fatto che l’accusata non si sarebbe astenuta in occasione della proroga dell’incarico, a fine 2012, per circa 11 mesi. Il pm, inoltre, aveva individuato una manciata di parti civili, ma una di queste venne estromessa su richiesta del difensore della dirigente, l’avvocato Dionisio. Si tratta di persone che avrebbero voluto essere assunte ma furono tenute fuori.
Sono state rappresentate dagli avvocati Maria Leone, Lorenzo Cappa, Alessandro Rosa, Marco Laurenti, Paolo Baiocchetti, Roberto Lepidi.
Anche il Comune si era costituito parte civile e ieri era presente con l’avvocato Antonio Orsini.
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