Festival partecipazione con 30mila presenze

Gaudioso (Cittadinanzattiva): una macchina organizzativa da 400mila euro senza costi per il Comune e con persone di tutt’Italia, dal Trentino alla Sicilia

L’AQUILA. Cala il sipario sul Festival della partecipazione. Anzi, no. Perché la macchina organizzativa non si ferma. Un bilancio «più che positivo», suffragato dai numeri, che ha spinto gli organizzatori di Cittadinanzattiva, ActionAid e Slow Food a guardare già avanti. E a programmare l’edizione 2017. Sempre all’Aquila. Sempre nel segno della condivisione e della socialità. Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, è uno dei “motori” che hanno spinto la quattro giorni aquilana. Un evento di caratura nazionale, che ha avuto ampia eco.

A riflettori spenti, facciamo un primo bilancio del Festival della partecipazione. Più luci o ombre?

«Tenuto conto che siamo alla prima edizione di una manifestazione auto-promossa dagli organizzatori, è andata benissimo. I costi dell’evento sono stati interamente assorbiti da Cittadinanzattiva, Actionaid e Slow food, che hanno impegnato anche risorse organizzative importanti. Se arriveranno finanziamenti dagli enti pubblici, non potrà farci che piacere. Ma, al momento, abbiamo sostenuto per intero le spese».

A quanto ammonta il costo complessivo per allestire la prima edizione del Festival?

«Una macchina organizzativa da 400mila euro, che ha portato all’Aquila 30mila presenze spalmate in quattro giorni. Visitatori e turisti da ogni parte d’Italia, dal Trentino alla Sicilia, con una gamma variegata di interessi.Un centinaio i volontari impegnati sul campo, con una forte base abruzzese, per gestire gli 88 eventi in calendario, che hanno visto impegnati 170 relatori».

Qual è stata la risposta degli enti locali?

«Se non sotto il profilo finanziario, abbiamo avuto partner importati in campo organizzativo. Dal Comune dell’Aquila, che ha co-partecipato all’evento, al sistema dei Parchi, in prima linea il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Domenico Nicoletti, alla Regione, con la presenza del vice presidente, Giovanni Lolli, fino alla Camera di commercio dell’Aquila, grazie al dialogo costante con il presidente, Lorenzo Santilli».

Sull’Aquila avete scommesso in modo forte come “piazza sociale” privilegiata. Perché?

«Una città da ricostruire, fisicamente e socialmente, è un modello internazionale da sperimentare. Tanto da avviare un programma decennale. Dall’Aquila può uscire un profondo segnale di innovazione e cambiamento del Paese. Con uno slogan: senza partecipazione dei cittadini, non c’è futuro.

L’immagine più bella di questo Festival?

«Nel cito due: le centinaia di volontari, tutti con la stessa maglietta, che lavorano fianco a fianco sotto il sole, e il pranzo con gli operai, seduti accanto al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e al leader della Cgil, Susanna Camusso».

E il messaggio emerso con maggior vigore?

«La necessità di coinvolgere la base per cambiare la direzione del Paese, ma senza presentarsi alle elezioni. Questo è il movimento rappresentato da Cittadinanzattiva, ActionAid e Slow food».

E da domani ?

«Si comincia a lavorare alla prossima edizione. L’idea è di cadenzare qualche appuntamento nel corso dell’anno. Vorremmo che si creasse un “sistema L’Aquila” legato al Festival, in cui il Comune sia co-protagonista e con un ruolo attivo di tutte le realtà territoriali per fare di questa città una vetrina sociale».

Monica Pelliccione

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