Frezza: il nostro conto è molto salato, oltre un milione

L’AQUILA. Oltre un milione di euro di tasse da restituire. Per la società di costruzioni Ingegneri Armido e Pierluigi Frezza, la cifra che l'Ue vuole indietro è sostanziosa. Una spa, un'azienda...

L’AQUILA. Oltre un milione di euro di tasse da restituire. Per la società di costruzioni Ingegneri Armido e Pierluigi Frezza, la cifra che l'Ue vuole indietro è sostanziosa. Una spa, un'azienda solida, che lavora da decenni del settore edile che, anche con la franchigia a 500mila euro, dovrebbe sborsare mezzo milione di euro. Uno dei titolari, Armido Frezza, ci spiega qual è la situazione.
Si parla di nuovi soldi da tirare fuori. In realtà voi state ancora saldando il pregresso?
«Questo è un dato che nessuno mette in evidenza. Stiamo ultimando adesso il primo 40% della tassazione sospesa dopo il terremoto del 6 aprile 2009, che è stato rateizzato. Ne avremo fino al 2021 e, mentre provvediamo a chiudere il conto, ecco che tornano a sollecitare nuovi pagamenti. Nel primo caso, per la restituzione del 40%, abbiamo ottenuto una rateizzazione decennale, stavolta si parla di un'unica soluzione».
Le aziende aquilane vivono la richiesta dell'Ue come una profonda ingiustizia. Perché?
«Intanto, perché si parla di aiuti di Stato e tali non sono. Poi, perché esiste una legge dello Stato che prevedeva l'abbattimento del 60% delle tasse. Improvvisamente, l'Europa ribalta la situazione e chiede indietro i soldi, tra l'altro senza possibilità di dilazionare le somme. È impossibile».
Sarà necessario attingere alle riserve di cassa?
«Non è detto che tutte le aziende abbiano accantonato delle somme, soprattutto in caso di importi rilevanti. Pensiamo alle imprese di dimensioni minori, a quelle che non hanno la possibilità di avere liquidità importanti. Nella malaugurata ipotesi che l'Ue prosegua sulla strada della restituzione, sarà necessario almeno ottenere una rateizzazione delle tasse, che renderebbero meglio assorbibile il colpo. Se la richiesta restasse, invece, ferma su un'unica rata, da versare subito, il problema diventerebbe enorme per un tessuto produttivo come quello aquilano».
In quanti ricorreranno ad un mutuo?
«Ritengo che un mutuo bancario sia l'unica soluzione, per la maggior parte delle imprese coinvolte. Ma quanto costerà alle aziende tutto questo? Alle somme preventivate finora andranno sommati gli interessi per i prestiti richiesti agli istituti di credito. Intanto guardiamo avanti, continuiamo a lavorare, a fare attività, a portare avanti cantieri e lavori, anche se la spada di Damocle della restituzione delle tasse non fa dormire sonni tranquilli».
State facendo nuovi investimenti?
«La restituzione delle tasse sospese non consente di programmare nulla e fa scendere gli investimenti. Nel nostro caso, non sappiamo se abbiamo 1 milione di euro in cassa oppure no. Certo, si spingerà anche sulle verifiche dei danni subiti con il terremoto. E che andremo a dimostrare, anche se ormai sono passati dieci anni. A distanza di tempo, le perdite avute sono difficilmente riesumabili».(m.p.)
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