S.BENEDETTO DEI MARSI

Giallo D'Orazio: analisi sugli smartphone dei due indagati 

Disposte dalla Procura che indaga sulla morte del 51enne: si cercano messaggi e telefonate dell’ultimo mese. L'autopsia: ferite compatibili con un incidente stradale e con un pestaggio?

SAN BENEDETTO DEI MARSI. Un accertamento tecnico irripetibile sui telefonini sequestrati dai carabinieri a Fabio Sante Mostacci e Mirko Caniglia, i due 27enni indagati per omicidio e abbandono di persone minori o incapaci in seguito al ritrovamento nel fiume Giovenco del cadavere di Collinzio D’Orazio (foto in basso). Un esame disposto dalla Procura di Avezzano e fissato per dopodomani. Si andrà alla ricerca di messaggi (anche cancellati) ed eventuali telefonate intercorse nell’ultimo mese. Oggi, invece, il sostituto procuratore Lara Seccacini, titolare dell’inchiesta, affida l’incarico per l’autopsia all’anatomopatologo Cristian D’Ovidio. L’esame medico legale viene eseguito già in giornata.

 

Gli avvocati Antonio Milo, Mario Flammini e Franco Colucci, difensori dei due giovani che da lunedì sono ufficialmente indagati, hanno nominato come consulente di parte Giuseppe Calvisi, aquilano esperto di medicina forense. La famiglia di D’Orazio si è rivolta all’avvocato Berardino Terra per avere assistenza legale.
Mostacci e Caniglia sono gli ultimi ad avere visto in vita D’Orazio, scomparso venerdì 1 febbraio e ritrovato sabato scorso nel corso d’acqua che passa alla periferia di San Benedetto dei Marsi. I due hanno raccontato di avere dato un passaggio in auto all’uomo, che aveva alzato il gomito dopo una serata trascorso in un bar. Dovevano riaccompagnarlo a casa ma davanti all’abitazione D’Orazio si sarebbe rifiutato di scendere per paura del rimprovero della madre (il 51enne assumeva farmaci e non poteva assolutamente bere) e a quel punto i due avrebbero proseguito verso la periferia del paese, dove il 51enne sarebbe stato lasciato. Un racconto che fin dall’inizio non ha convinto i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Avezzano diretto dal tenente Bruno Tarantini. Se nei polmoni non vi fosse acqua D’Orazio può essere finito nel fiume già morto, dopo un omicidio. Questo il principale sospetto degli inquirenti. Sul corpo recuperato dai carabinieri del Nucleo sommozzatori di Pescara, inoltre, ci sarebbero lesioni. Da accertare, sempre attraverso gli esami, se sono state causate da un pestaggio, di un incidente stradale o se sono conseguenza della permanenza in acqua. I due indagati respingono con forza ogni accusa, convinti di uscire da innocenti da questo incubo.
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