Giornale chiuso, rinviata la decisione

Diffamazione ai danni della Zinni (Idv), “La voce delle voci” deve risarcirla con 95mila euro

L’AQUILA. Bisognerà attendere ancora una settimana per conoscere quale sarà il destino del mensile d’inchiesta napoletano La voce delle voci. Ieri mattina era in calendario, nell’aula 2 della Corte d’Appello dell’Aquila, l’udienza in cui i giudici civili erano chiamati a decidere se accogliere o no l’istanza di sospensiva delle esecuzioni forzate messe in atto ai danni del direttore Andrea Cinquegrani e della cooperativa editrice a seguito della sentenza di primo grado con cui il tribunale di Sulmona aveva condannato lo scorso anno il giornale a risarcire con 69 mila euro, una esponente sulmonese dell’Italia dei Valori, Annita Zinni. L’ex dirigente scolastica aveva denunciato la testata per un articolo pubblicato nel 2008 sul mensile da un giornalista Rai che aveva firmato il pezzo con uno pseudonimo. Al termine dell’udienza di ieri i giudici Augusto Pace e Elvira Buzzelli si sono riservati di decidere. Lo faranno, si presume, nel giro di una settimana che si annuncia molto delicata, soprattutto per la testata giornalistica che rischia di scomparire. L’articolo per cui è stata esercitata l’azione legale, dal titolo Amore Cristiano, era firmato con lo pseudonimo di Giulio San Severo dal giornalista Rai, Alberico Giostra, il quale non è stato identificato dal Tribunale in sede di processo. Nel pezzo, il giornalista riportava la notizia di un interessamento della Zinni, all’esame di maturità di Cristiano Di Pietro, figlio del leader politico Idv, Antonio Di Pietro. Oltre ad altri particolari che la Zinni aveva ritenuto altamente diffamatori. Nel marzo 2013, con un pronunciamento di primo grado, il tribunale civile di Sulmona ha condannato la testata campana, a risarcire con 69 mila euro che tra interessi e spese legali sarebbe lievitata a 95 mila euro, ritenendo che l’articolo avrebbe arrecato un “danno morale” e la “lesione grave di un diritto inviolabile costituzionalmente garantito dalla Costituzione” della querelante.

Il giornale non ha mai pagato tanto che i legali della Zinni sono stati costretti a chiedere il pignoramento verso tutti i terzi. Contro l’esecuzione della condanna, il giornale aveva presentato una richiesta di sospensiva, che però è stata rigettata nel novembre scorso dalla Corte d’Appello dell’Aquila.

Nel frattempo sul giudice Massimo Marasca che ha firmato la sentenza è stata aperta un'inchiesta dalla procura del tribunale di Campobasso. (c.l.)

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