Giro di usura a Roccaraso e nell'Alto Sangro: interessi fino al 400 per cento

Denunciate altre sei persone in seguito a pedinamenti e intercettazioni. Sequestrata una casa al mare: era di un imprenditore finito nel mirino della gang

SULMONA. Un appartamento di 120 metri quadrati che si affaccia sul mare di Montesilvano: è il prezzo che un imprenditore di Roccaraso ha dovuto pagare agli usurai che lo tenevano in pugno. Un appartamento del valore di oltre 200mila euro che la Guardia di finanza di Sulmona ha sequestrato perché oggetto di reato. Si allarga l’inchiesta sul giro di usura che coinvolge il territorio dell’Alto Sangro e Roccaraso in particolare, sfociata nel maggio dello scorso anno con l’arresto di tre grossi calibri napoletani, due fratelli A.G. e G.G. e un terzo personaggio A.D.B., a quanto pare tutti collegati con un filo sottile con la camorra.

L’operazione è stata conclusa nei giorni scorsi e ha portato alla denuncia di altre sei persone. Oltre ai tre arrestati sono finite sotto inchiesta tre donne, anche loro residenti nel napoletano, la prima diventata proprietaria dell’appartamento di Montesilvano e le altre due che avrebbero messo a disposizione i loro conti correnti per ripulire il denaro e gli assegni frutto dell’attività di usura. Un’organizzazione spregiudicata dedita ai prestiti a strozzo (così come emerge dal voluminoso rapporto finito sul tavolo del sostituto procuratore Stefano Iafolla), che una volta alla settimana raggiungeva Roccaraso per incassare le rate dei prestiti a interessi altissimi, fatti a imprenditori dell’Alto Sangro.

E che pur di rientrare nel capitale non avrebbe esitato a chiedere a un imprenditore di Roccaraso, che si trovava in difficoltà per restituire le rate mensili, di cedere in garanzia il suo appartamento di Montesilvano.

In tre avrebbero raggiunto lo studio legale di un notaio di Montesilvano, per perfezionare l’atto di cessione dell’immobile. Operazione che la Procura è riuscita ad appurare attraverso le intercettazioni ambientali e telefoniche e con le verifiche camerali sugli immobili. L’organizzazione criminale, così come è emerso, chiedeva interessi fino al 400%: a fronte di un prestito di 200mila euro, una delle persone sottoposte a usura aveva già restituito in tre anni, (dal 2011 al 2014), 442mila euro e altri 315mila avrebbe dovuto versarli nei prossimi mesi. L’indagine, che promette ancora clamorosi sviluppi, è scattata dopo la denuncia di una delle vittime, un imprenditore dell’Alto Sangro che, in preda alla disperazione e senza apparenti vie d’uscita, avrebbe tentato anche il suicidio. Un’indagine portata avanti dalla compagnia della Guardia di finanza di Sulmona, alla guida del tenente Luigi Falce, con grande perizia e professionalità. Controlli e pedinamenti, intercettazioni telefoniche e verifiche bancarie, culminate con l’operazione nel maggio scorso ha portato all’arresto dei tre partenopei, due in flagranza di reato mentre riscuotevano i soldi e il terzo nella sua abitazione nel Napoletano. (c.l.)

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