"Gli assegni non arrivano": cinquanta cassintegrati disperati a Sulmona

Burocrazia lumaca e rimpalli di responsabilità, da sette mesi niente aiuti statali. Un ex dipendente dell'Italfinish: non ce la faccio più, banca pronta a pignorare la mia casa

SULMONA. I lavoratori dell’Italfinish aspettano da sette mesi gli assegni di cassa integrazione. Circa 50 dipendenti dell’azienda bergamasca di finiture in alluminio sono sul lastrico dal dicembre scorso, quando è stato rinnovato l’ammortizzatore sociale. Da allora, però, fra rimpalli di responsabilità e burocrazia lumaca loro stentano ad andare avanti. In molti non riescono a stare al passo col pagamento di mutui e bollette e la gran parte ha dovuto far ricorso all’aiuto di parenti e amici, restando ai limiti della sussistenza.

«La banca ci ha detto che aspetteranno un altro po’ di tempo e poi ci pignoreranno la casa che stiamo ancora pagando» racconta uno degli ex dipendenti dell’azienda «tutti continuano a dirci che i soldi arriveranno, ma sono passati sette mesi e le spese quotidiane corrono e noi proviamo a inseguirle, ma siamo senza fiato».

Preoccupati anche i sindacati, che lanciano un appello alle istituzioni.

«I lavoratori sono esasperati e quelli più preoccupati vengono ogni giorno da noi a dirci che non ne possono più» interviene Dante Carrabia della Fim-Cisl «così si gioca sulla pelle delle persone e delle loro famiglie. È una situazione assurda ed è da tempo che proviamo a sollecitare una via preferenziale per vertenze come questa, dove i lavoratori vengono lasciati senza soldi fra una pratica di rinnovo e l’altra».

Dopo l’istanza di fallimento avviata dalla proprietà a novembre del 2011 e le rassicurazioni sul pagamento degli arretrati, gli operai dell’azienda bergamasca di finiture in alluminio sono ancora senza soldi, nonostante la firma a gennaio dell’anno dopo dell'accordo di cassa integrazione straordinaria fino a agosto. Un’infinità di tempo per chi – come la gran parte di loro – ha famiglie da mantenere. La proprietà della fabbrica ha dichiarato fallimento a novembre 2011, strozzata dalla mancanza di commesse. Un epilogo amaro per un’azienda che avrebbe dovuto riassorbire negli anni i 63 dipendenti iniziali. Le avvisaglie della fine c’erano state dalla primavera precedente con gli stipendi in ritardo e la produzione a singhiozzo. L’azienda di Bergamo aveva rilevato nel 2007 l’ex Lastra, controllata dalla multinazionale Agfa, aprendo due stabilimenti, uno in città e l’altro a Capestrano.

Federica Pantano

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