Gli azionisti: «Noi rovinati dalla Banca Etruria»

Pizzoli, centinaia di migliaia di euro di risparmi andati in fumo. Oggi in Comune un incontro tra i clienti dell’istituto di credito e un avvocato esperto di finanza

L’AQUILA. C’è chi ha perso 100mila euro, chi 200mila. Una famiglia di Pizzoli racconta al Centro di aver perso «tutti i risparmi di una vita accantonati per i figli e per una vecchiaia serena perché ci siamo fidati della banca: 250mila euro finiti in fumo. E ora siamo disperati, perché non si profila all’orizzonte nessuna via d’uscita».

Questa una delle storie che pian piano emergono dopo il salvataggio in extremis della Banca Etruria, che ha filiali all’Aquila e a Pizzoli. Sono alcune centinaia gli azionisti o obbligazionisti dell’istituto di credito “rianimato” dal governo con il decreto legge 183 domenica scorsa, insieme a Banca Marche, Carichieti e Cariferrara. Quasi sempre sono piccoli risparmiatori, gente comune, pensionati che da una vita mettono da parte «con tanti sacrifici». Oppure artigiani, piccoli imprenditori che si sono fidati di sottoscrivere quegli strumenti finanziari a rischio chiamati «obbligazioni subordinate» proposti dagli impiegati della banca. Dopo giorni di fuoco e di panico, durante i quali qualcuno racconta di malori e svenimenti tra i clienti appena informati di avere perso i risparmi di una vita come un mucchietto di cenere sparso al vento, adesso si corre per cercare di capire se esiste un modo per recuperare i propri soldi. Oggi alle 16, nella sala consiliare del Comune di Pizzoli, si terrà un incontro con tutti i clienti coinvolti.

A cercare di sbrogliare la matassa ci sarà l’avvocato Vanna Pizzi del Foro di Roma, esperta in questioni finanziarie, e con lei un rappresentante della Federconsumatori nazionale, oltre al sindaco Gianni Anastasio. In quella sede nascerà il Comitato dei risparmiatori pizzolani, il cui legale sarà proprio l’avvocato romano. È il primo atto concreto per tentare di salvare il salvabile, dopo l’operazione di domenica scorsa (che non è costata nulla ai correntisti). Non è sicuro, per l’avvocato, che la strada giusta per recuperare i risparmi sia quella di una denuncia penale, anche se alcuni clienti hanno detto di voler fare un esposto alla Procura; né sarebbe efficace una class action, alla quale intendono ricorrere, invece, la Confartigianato regionale (per la Carichieti) e il Codacons. Lo strumento più immediato, per il legale, è «aggredire la “persona giuridica”, ossia andare a fare leva sulla responsabilità civile degli istituti di credito, con azioni di responsabilità civile per far sì che venga annullato il contratto di negoziazione, o che venga reso annullabile, o per cercare una strada per il risarcimento». Dal 2007 esiste, ricorda Pizzi, l’obbligo per le banche di accertarsi che i soggetti a cui vengono proposti strumenti finanziari rischiosi siano consapevoli del rischio che corrono e che, soprattutto, siano propensi a correrlo. I clienti devono essere informati a fondo. Invece il risparmiatore di Pizzoli disperato «per i risparmi di una vita accantonati e ora azzerati», forse non poteva immaginare la pericolosità dell’obbligazione che andava a sottoscrivere. La senatrice Pd Stefania Pezzopane si dice «pronta a presentare un emendamento per tutelare i risparmiatori».

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