Grandi rischi, al via la terza udienza d’appello/ Diretta Twitter I legali dello Stato: corto circuito mediatico

L’Aquila, le parti civili si associano alla richiesta della procura di confermare le pene ai componenti della commissione

L’AQUILA. Terza udienza del processo d'Appello alla Commissione Grandi rischi, l'organo scientifico consultivo della Presidenza del Consiglio per il quale, nell'udienza precedente, il procuratore generale Romolo Como ha chiesto la conferma della pena a 6 anni di reclusione inflitta in primo grado ai sette esperti. Gli imputati, tutti scienziati ed ex vertici della Protezione Civile nazionale, parteciparono a una riunione il 31 marzo 2009, cinque giorni prima del terremoto che devastò L'Aquila. Sono accusati di avere, al termine di quella riunione, falsamente rassicurato gli aquilani, sottovalutando il rischio sismico e innescando nella gente il cambio delle normali abitudini, come uscire di casa dopo scosse forti.

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Nel secondo giorno di udienza del processo Grandi rischi sono intervenuti gli avvocati di parte civile Luciano Angelone e Angelo Colagrande e .gli avvocati che difendono gli interessi dello Stato Sica e Iannuzzi. Nel corso dell'udienza, l'avvocatessa Maria Teresa Di Rocco è stata colpita causalmente dalla gomitata di un collega che inavvertitamente l'ha colpita mentre indossava la toga. L'avvocatessa ha dovuto momentaneamente lasciare l'aula perché ha avuto un problema con una lente a contatto che si è risolto senza ulteriori conseguenze.

In particolare, Sica ha ribadito che "quella non fu una riunione della Grandi rischi, ma un incontro di natura informale e non pubblico" e che "nessuno degli imputati ha mai lanciato dei messaggi tranquillizzanti, anzi il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente disse che dalla riunione non uscì affatto rassicurato". Secondo i due legali che difendono gli interessi dello Stato, radio e tv "hanno riferito male gli esiti della riunione". L'avvocato Iannuzzi, inoltre, ha ribadito il concetto che in quei giorni "vi fu una sorta di corto circuito mediatico".

Secondo quanto riferito in aula da Angelone e Colagrande, invece, le affermazioni della Commissione Grandi rischi hanno "narcotizzato e assopito i convincimenti degli aquilani e la tradizionale tendenza ad uscire di casa quando c'erano le scosse". L'avvocato Colagrande, quasi in lacrime, ha ricordato che uno dei suoi assistiti Vincenzo Vittorini (consigliere comunale all'Aquila) è rimasto 7 ore sotto le macerie con i suoi familiari e solo dopo 4 ore si è reso conto che i suoi parenti avevano perso la vita poiché non sentiva più il loro respiro.

L'avvocato Della Vigna, che assiste i famigliari di alcune vittime nel crollo della Casa dello Studente, in particolare i parenti di Hussein «Michelone» Hamade, si è associata alla richiesta di conferma della pena del pg. L'udienza di oggi e quella di domani sono dedicate a parti civili e difese. Solo due gli imputati in aula, Bernardo De Bernardinis ed Enzo Boschi, molte assenze anche tra gli avvocati difensori. I condannati in primo grado a 6 anni per omicidio colposo e lesioni personali colpose sono Franco Barberi, all'epoca presidente vicario della Commissione Grandi rischi, De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Boschi, all'epoca presidente dell'Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di Fisica all'Università di Genova, e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile.

"Alla fine della scorsa udienza ho sentito dire uno degli imputati 'io non ho fatto nullà: è proprio questo il punto, non hanno fatto niente davvero". Così l'avvocato di parte civile Antonio Valentini nella seconda udienza del processo d'Appello alla Commissione Grandi rischi, l'organo scientifico consultivo della Presidenza del Consiglio per il quale, nell'udienza precedente, il procuratore generale Romolo Como ha chiesto la conferma della pena a sei anni di reclusione inflitta in primo grado ai sette esperti. Sul messaggio rassicuratorio, il legale ha ribadito: "Ci dissero che nessuna scossa di magnitudo superiore a quella che c'era stata sarebbe potuta avvenire. Nella mente mi si era fissato questo messaggio" e ha citato alcuni organi di informazione già passati in rassegna durante il processo di primo grado. "Dovevano dirci quello che sarebbe successo e non lo hanno detto. Non dovevano prevedere il terremoto, ma valutare il rischio", ha concluso, associandosi alle richieste dell'accusa di conferma della condanna per tutti gli imputati.

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