I commercianti: «Basta, ci arrendiamo!» 

La protesta dei negozianti: siamo sfiduciati, siamo stati abbandonati da tutti. Non c’è un piano di rilancio, solo il deserto

L’AQUILA. «Siamo sfiduciati, demoralizzati. Ci sentiamo abbandonati da tutti: amministrazione, associazioni ed enti che dovrebbero occuparsi di promozione turistica. E, invece, eccoci soli a lottare per la sopravvivenza».
Sono arrivati alla spicciolata i commercianti del centro storico. Appuntamento alle 11, davanti al negozio Manzi, in via Verdi. Una manifestazione sobria, composta, senza striscioni, né slogan. Solo tre manifesti, ben in vista sulle vetrine del punto vendita di Francesca Manzi, promotrice della mobilitazione, con su scritto: “Noi ci arrendiamo!”. Gli esercenti, una cinquantina in tutto sugli 86 totali presenti nel cuore della città, hanno voluto far sentire la loro voce. Un grido disperato, che porta il sapore amaro della solitudine.
«Siamo stati lasciati completamente soli», dicono, «da tutti». E, in effetti, di politici e rappresentanti di categoria al sit-in se ne sono visti pochi: il vice presidente della Confcommercio dell'Aquila, Angelo Liberati, i consiglieri comunali di Fratelli d'Italia, Marcello Dundee e Berardino Morelli, l'ex consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci,, verso la fine della manifestazione, è arrivato l’assessore comunale al Commercio, Alessandro Piccinini.
CHIUDEREMO TUTTI. «Ci hanno implorato di tornare in centro», dice Manzi, «lo abbiamo fatto con grande entusiasmo, ma da parte degli amministratori e di quanti dovrebbero fare promozione turistica, nulla. Ci sono delle iniziative che potrebbero essere attuate subito per migliorare la situazione: l'istituzione di parcheggi liberi con sosta frazionata per consentire il turnover, il decoro urbano, la regolamentazione dei cantieri. Non c'è un solo cartello che indichi il centro storico: i pochi turisti che arrivano non trovano punti di informazione. Le iniziative “a spot” non servono a nulla: manca una programmazione commerciale e promozionale della città. Di questo passo chiuderemo tutti».
ALLO STREMO. «I commercianti del centro convivono con innumerevoli difficoltà», spiega Erina Penepucci, di Giramondo viaggi, «la mancanza di utenti, l'assenza di parcheggi e di programmazione di iniziative. Urge l'applicazione di una zona franca con agevolazioni mirate: chi opera in centro storico, non può pagare le stesse tasse dei commercianti collocati in qualsiasi altro punto della città». Gianluca Strinella è il titolare della pizzeria Isteria, a piazzetta del Sole: «La situazione è drammatica», dice, «il centro storico è abbandonato a se stesso. Vogliamo solo un po’ di normalità: invece non ci sono regole, mancano parcheggi, i cantieri aprono e chiudono senza criterio. Un disastro».
LE RICHIESTE. Due richieste su tutte, spiccano nella lunga lista delle priorità: la realizzazione di un parcheggio multipiano all'ex Inam, in via XX Settembre, funzionale alla fruizione del centro, e la riattivazione del tapis roulant di Collemaggio, fermo da mesi. «Non ce la facciamo più», incalza Natalia Nurzia, «lavorare in centro storico oggi è difficile. Dopo le 16, quando gli operai vanno via, è il deserto. Un'idea potrebbe essere di far tornare il mercato in piazza Duomo stabilmente, il sabato e la domenica, senza far pagare l'occupazione di suolo pubblico». Ipotesi sulla quale gli ambulanti di piazza d'Armi, però, sono divisi, proprio per il timore che un ritorno in centro possa far calare ulteriormente gli incassi.
QUALE TURISMO? «Dall'Aquila Est e Ovest, persino da Porta Napoli, non c'è un solo cartello di segnalazione del centro storico», afferma Nurzia, «chi dovrebbe occuparsi di marketing territoriale, cosa sta facendo?». Gioia Genitti riaprirà in centro a settembre lo storico negozio di ottica, «pur tra mille problematiche» spiega, «dovute a una mancanza di programmazione sui cantieri». Al sit-in era presente anche Roberto Grillo, che si è dimesso da presidente dell'associazione L'Aquila Centro Storico, ma ha voluto aderire alla manifestazione: «La situazione», afferma, «è preoccupante, come dimostra questa protesta».
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