I nodi del commercio Ascom all’attacco del regolamento 

Cioni e Donatelli elencano i punti prioritari per lo sviluppo «Mancano riferimenti alla riorganizzazione urbana»

L’AQUILA. Nel “Disciplinare delle attività produttive per lo sviluppo economico del Comune dell’Aquila” manca un’organizzazione dei sistemi commerciali urbani esistenti (sopravvissuti al sisma del 2009 fuori dalla zona rossa) o che dovranno rinascere in centro.
A lamentarsi del documento, redatto lo scorso settembre, sono il direttore e il presidente della Confcommercio del capoluogo, rispettivamente Celso Cioni e Roberto Donatelli, che ieri hanno incontrato i vertici del Comune per discutere proprio del disciplinare e proporre il proprio “decalogo” (in realtà costituito da sei punti) per ricreare il centro commerciale a cielo aperto che animava il cuore della città prima del 2009.
«La localizzazione delle imprese commerciali orienta gli spostamenti e incide sulle modalità con le quali il territorio si infrastruttura e viene utilizzato in una fase in cui le dinamiche relative agli spostamenti per motivi d’acquisto sono sempre più caratterizzate da fenomeni di allontanamento dalla tradizionale offerta concentrata nel centro della città e nelle vie commerciali, in favore dei centri commerciali pianificati della grande distribuzione organizzata», spiegano Cioni e Donatelli in un documento inviato allo stesso sindaco, Pierluigi Biondi, ad Angela Spera, dirigente del settore Attività produttive del Comune e all’assessore Alessandro Piccinini.
Sei i punti fondamentali da affrontare per lo sviluppo del terziario in città, e in particolare nel centro, secondo i due esponenti di Confcommercio: l’attrattività della merce, l’accessibilità e la sosta, la qualità architettonica e ambientale del contesto urbano, quella del sistema dei negozi, le attività di animazione e quelle di promozione.
«Sei punti di forza dai quali un sistema commerciale non può prescindere se l’obiettivo è la vitalità economica, oltre alla bellezza architettonica o urbanistica», continua la nota. «Per quanto riguarda il primo, occorre tenere presenti molti fattori: dall’assortimento e dalla specializzazione delle merci alla localizzazione del punto vendita. Fondamentale è l’attenzione nei confronti della viabilità». C’è poi la qualità architettonica e ambientale: «Risulta prioritario porre attenzione alle qualità delle architetture presenti, al loro grado di manutenzione, alle pavimentazioni di strade, piazze e marciapiedi, all’arredo urbano: elementi illuminanti, panchine, fioriere, cartellonistica pubblicitaria e segnaletica stradale oltre a quella turistica», continuano Cioni e Donatelli. «La gradevolezza dello spazio pubblico non può prescindere da una elevata qualità di vetrine, insegne, sistemi di illuminazione dei negozi, forma e colore delle tende parasole». Ad aiutare il commercio del centro potrebbero essere anche «iniziative di animazione che motivino ulteriormente il cittadino a prediligere un sistema rispetto a un altro», secondo Confcommercio. «È uno scenario che richiede politiche, norme e azioni capaci di valorizzare i sistemi commerciali urbani».
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