«I processi sui crolli vicini alla prescrizione»

Anno giudiziario, i timori dell’Avvocato generale, Como, sui casi del post sisma La data è stata già individuata dalla Cassazione: si tratta del 6 ottobre 2016

L’AQUILA. Che la prescrizione sia il «pericolo numero uno» per la definizione dei processi del post- terremoto è un dato di fatto.

PRESCRIZIONE. Il dito sulla piaga lo ha messo ieri mattina l’Avvocato generale Romolo Como nella relazione da lui fatta in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziaria nella veste di reggente della Procura generale per via del pensionamento del dottor Giuseppe Falcone.

La realtà rappresentata da questo spauracchio, è cristallizzata in poche parole e in una data fatidica: 6 ottobre 2016. «A sette anni dalla tragedia», ha detto il magistrato, «è ancora vivo il doloroso ricordo per i cittadini aquilani, ma il tempo per cancellare i reati non si ferma». «Non sono a oggi definitive», ha affermato Como parlando dei processi sui crolli, «le sentenze che hanno trattato profili di colpa professionale per la costruzione, manutenzione e controllo degli edifici crollati. Spero che non vi siano ritardi perché sarebbe almeno inopportuno pervenire alla prescrizione dei reati fissata alla data del 6 ottobre 2016 dalla Corte di Cassazione con una interpretazione che personalmente non condivido ma debbo prendere atto che è l’unica al momento disponibile nel senso di escludere dal più lungo periodo di tempo valido per la prescrizione l’ipotesi di omicidio colposo plurimo».

Poi un affondo alle attuali regole sulla prescrizione. «Aggiungo in linea generale», ha affermato, «che la disciplina della prescrizione è un vero scandalo della giustizia italiana e non si giustifica con una sorta di punizione o contrappasso alla lentezza dei processi; in realtà è solo un ingiustificato vantaggio alla lentezza dei processi per gli imputati più furbi e abbienti che possono permettersi una difesa tecnica capace di sfruttare tutti i cavilli, e non sono pochi, nella nostra procedura, per dilazionare i tempi dei processi. Nonostante le pressioni dell’opinione pubblica e le promesse dei politici non si è ancora messa mano a una vera riforma dell’istituto, ma solo a sporadici interventi».

CASO BUSSI. «Solo richiamando casi eclatanti accaduti nel nostro distretto», ha poi aggiunto, «basta ricordare la declaratoria di prescrizione per ben due processi riguardanti i veleni di Bussi, una volta considerata l’ipotesi colposa di pur gravissimi reati ambientali e danno della salute pubblica; e a Pescara per un omicidio volontario, peraltro aggravato per il rapporto di coniugio, oltre che per futili motivi, per avere un imputato confessato di avere ucciso la moglie ma solo dopo oltre 20 anni dal fatto. Questo caso non è chiuso per le impugnazioni di Procura generale, Procura della Repubblica e parti civili ma resta emblematico per quel che dicevo sui distorti effetti dell’istituto». Ma anche per i magistrati, a suo dire, «occorre maggiore attenzione e organizzazione di scadenzari per le varie ipotesi di reato». «I giudici», ha aggiunto, «dovrebbero con consapevolezza fare uso della discrezionalità a loro attribuita di escludere poi aggravanti o recidiva al fine di evitare prescrizioni nei gradi successivi di giudizio».

GRANDI RISCHI. Non poteva mancare un accenno ai processi più importanti già definiti. «Per quanto si voglia discuterle e commentarle», ha detto, «le sentenze definitive sul processo alla commissione Grandi rischi e sul crollo del Convitto nazionale confermano la correttezza delle iniziative penali e, per la singolarità e novità degli aspetti giuridici trattati, entreranno a far parte della storia del diritto in Italia». Per la particolare complessità e novità delle questioni giuridiche, il collegio designato ha dovuto dedicarvi buona parte del secondo semestre 2014, con stravolgimento dell’ordinario calendario delle udienze.

SORVEGLIANZA. In questa relazione si è parlato anche dei problemi logistici degli uffici giudiziari. «Debbo dirmi soddisfatto», ha proseguito, «della riattivazione della sede principale degli uffici giudiziari del capoluogo anche se ancora parziale e con residue problematiche per alcuni uffici, anzitutto il tribunale di Sorveglianza, per il quale non si è riusciti a trovare una soluzione dignitosa anche se provvisoria, a mio parere in ragione, ma non voglio polemizzare, di una intempestiva e incompleta programmazione delle varie esigenze in rapporto alle previste disponibilità di locali. Comunque, svolgere di nuovo la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario nella sede istituzionale, è addirittura commovente per chi ha percorso praticamente l’intera vita professionale in questo palazzo. E mi torna in mente la prima inaugurazione del 1968».

©RIPRODUZIONE RISERVATA