Il centrosinistra a L'Aqula: non vogliamo i neofascisti  

Documento di undici esponenti dell’opposizione dopo il post di D'Angelo. Sezione del Pci chiede le dimissioni del consigliere 

L’AQUILA. «Quel consigliere deve dimettersi». E ancora: «Biondi decida da che parte stare».
Il centrosinistra ritrova l’unità perduta nel contestare le frasi sul fascismo e l’iniziativa di Casapound. In un documento a firma di 11 consiglieri (Americo Di Benedetto, Stefano Albano, Stefano Palumbo, Emanuela Iorio, Antonio Nardantonio, Elisabetta Vicini, Giustino Masciocco, Lelio De Santis, Angelo Mancini, Paolo Romano, Elia Serpetti) si chiede al sindaco «se intende trasformare questa legislatura in un rodeo in cui piuttosto che dedicarsi a risolvere i problemi, a fare programmi, a costruire visioni e a cercare il confronto e se serve la collaborazione sui temi e sulle azioni, intende dare consapevolmente spazio alle provocazioni e ai nostalgismi, nella pericolosa illusione di ridare fiato e spazio a sentimenti e posizioni che la nostra Costituzione mette al bando».
«L’Aquila», dicono dall’opposizione, «non ha bisogno di illegalità e di neofascismi, non ha bisogno di tensione ideologica. È il momento di cogliere le opportunità di rinascita dopo una lunga fase di lotta e sofferenze; una rinascita appunto, non un nuovo medioevo culturale. Errore grave concedere Palazzo Fibbioni a Casapound per un evento di chiara matrice neofascista».
La sezione Giuseppe Impastato del Pci, attraverso il segretario Andrea Petrelli, chiede «le dimissioni del consigliere comunale D’Angelo» e segnala «l’uso improprio di luoghi istituzionali per eventi di Casapound. “Il fascismo non è un’opinione ma è un crimine”, diceva Giacomo Matteotti. Esprimiamo il più profondo sdegno per i gravi episodi. Un segnale pericoloso e negativo per chi ha a cuore la democrazia. Situazioni come queste innescano un meccanismo (già, quel meccanismo che il sindaco Biondi doveva rompere ma in realtà sta già dimostrando di peggiorare) di avallo ai movimenti neofascisti che va assolutamente contrastato. Il sindaco deve dissociarsi dalle dichiarazioni del suo consigliere e chiederne le dimissioni».
Per Enrico Perilli, ex consigliere di Rifondazione comunista, «è tutto secondo copione. Questo è solo l’inizio e certo si pone una questione di serietà: chi giura fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica, se non è convinto di quello che ha giurato, dovrebbe dimettersi. Questo in relazione a D’Angelo. Poi anche il sindaco Biondi sciolga al più presto i suoi rapporti con Casapound e chiarisca se crede nelle istituzioni repubblicane o se, invece, intende avere il piede in due staffe, come sempre».
Fabio Ranieri (Mdp-Articolo 1), parla di «limite di guardia superato. Continuare a rimanere in silenzio vuol dire ormai essere complici. Il cinismo morale e intellettuale, o peggio ancora le penose capriole intellettuali di chi giustifica sempre tutto non si possono più accettare. Il sonno della ragione genera mostri ed è bene ricordarselo sempre e incominciare a reagire».(e.n.)
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