Il Comune fa incetta di abitazioni: la ricostruzione pagata due volte 

Le carte del progetto unitario di via XX Settembre svelano il meccanismo legale della casa equivalente Quasi tutti i residenti nella zona hanno scelto di trasferirsi altrove: 20 appartamenti andranno all’ente

L’AQUILA. Il mix fra i ritardi della ricostruzione e la “sventurata” legge sull’abitazione equivalente (cedo al Comune la casa distrutta o danneggiata dal sisma e ne compro un’altra in un posto diverso) colpisce ancora. Nei giorni scorsi la giunta comunale ha approvato una delibera che dovrebbe sbloccare in tempi rapidi il cosiddetto progetto unitario di via XX Settembre che prevede la ricostruzione di quattro edifici: il palazzo ex Anas, la palazzina Ater al civico 123 (dove la notte del 6 aprile 2009 persero la vita cinque persone) e infine due condomìni, uno più grande, quello di via Fonte Preturo e un altro più piccolo in via Castiglione. Questi condomìni, prima del sisma, avevano complessivamente una quarantina o poco più di appartamenti occupati. Oggi, a quasi 11 anni dal terremoto, si scopre che tutti o quasi coloro che in quei condomìni avevano la prima casa hanno deciso di avvalersi della legge sull’abitazione equivalente e quindi il Comune dell’Aquila si ritroverà, a ricostruzione avvenuta, proprietario di una ventina di appartamenti. E gli altri?
I NUMERI. Cinque appartamenti di proprietà Ater (due nel condominio Castiglione e 3 in quello di via Fonte Preturo) saranno spostati nell’edificio al civico 123 e fanno 25. Il resto sono seconde case o case in comproprietà che non possono beneficiare della norma sull’abitazione equivalente, ma potrebbero fare ricorso alla permuta (cosa che è accaduta, per esempio, in via Sant’Andrea, zona Villa comunale dove la permuta è stata valutata come se fosse l’equivalente).
I DUBBI. Il dubbio che nasce è come mai si è deciso di ricostruire comunque il condominio di via Fonte Preturo e non magari fare come è accaduto per alcuni palazzi di via Santa Croce che non rinasceranno per fare spazio al progetto Porta Barete. Tra l’altro, com’è sempre accaduto per le case equivalenti, lo Stato paga la ricostruzione due volte. Infatti, ai proprietari che l’hanno scelta, è stata già liquidata con una cifra media di 250.000 euro a testa (tutto consultabile sul sito Web-Gis) che fanno circa 5 milioni. Dallo stato delle pratiche si evince che il contributo ammesso per i due condomìni da ricostruire è di 9 milioni (7 a Fonte Preturo e 2 a Castiglione anche se la voce contributo concesso riduce un po’ le cifre). E poi ci sarà da rifare l’ex Anas (che pare debba diventare un direzionale) e l’edificio Ater. Ne viene fuori una somma che in totale galleggia sui venti milioni per rifare un complesso immobiliare la cui unica ragione futura sarà la rendita (è prevista pure una galleria commerciale) e non certo la “semplice” restituzione di una casa a chi l'ha persa il 6 aprile. Nel recente documento di giunta si spiega che il Comune rifarà a sue spese la piazza, ma lo sbancamento e il livellamento del terreno saranno a carico dei proprietari degli edifici e quindi si presume che i soldi saranno prelevati dal contributo statale. E tra i proprietari ci sarà naturalmente anche il Comune che come “condòmino” avrà una fetta di quel denaro. Insomma, a conti fatti uno “spreco” di denaro pubblico che solo alcune assurde norme sulla ricostruzione hanno potuto permettere. Infatti, è bene chiarire, è tutto lecito e legittimo fino a prova contraria.
VITTIME DIMENTICATE. Un’ultima annotazione. In nessuno dei documenti consultabili relativi al progetto unitario si fa accenno alle 5 vittime della palazzina Ater (ex Incis): Piervincenzo Gioia, Katia Cialone, Rosina Di Filippo, Claudia Carosi e Anna Cocco. Sono carte tecniche, si dirà. Inoltre, nonostante perizie dalle quali è emerso che il palazzo era stato costruito male, il processo si è concluso senza colpevoli. Forse, visto che di fatto l’area ricostruita e ridisegnata sarà quasi completamente di proprietà pubblica, una semplice aiuola per ricordare chi non c’è più potrebbe essere prevista all’interno della piazza.
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