Il geometra della coop: «La mia verità sui lavori» 

Tangenti, bocche cucite per Di Vincenzo, Marchetti e Piccinini

L’AQUILA. Hanno scelto la linea del silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere, cinque dei primi sei indagati della nuova inchiesta sulla ricostruzione pubblica, che stavolta tocca i beni culturali, ascoltati in tribunale. Una scelta, hanno detto i difensori, motivata dal fatto che soltanto venerdì scorso sono entrati in possesso della documentazione relativa all’inchiesta, un “armadio” di otto faldoni da visionare, raccolti sotto il titolo di “L’importante è partecipare”.
DE COUBERTIN. Stavolta Pierre de Coubertin non c’entra, visto che all’attenzione della Procura sono finiti 12 appalti legati al settore dei beni culturali, che hanno portato dieci persone agli arresti domiciliari, mentre per altre 5 è stata disposta la sospensione dall’attività professionale. Venti, infine, sono quelle indagate a piede libero. Pesanti le ipotesi di reato sulle quali lavora la Procura, in base a posizioni ben diversificate tra i vari indagati: le più gravi sono quelle di concorso in corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. E ancora: soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Il primo a sfilare davanti al gip Giuseppe Romano Gargarella per l’interrogatorio di garanzia, al quale era presente anche il pm Antonietta Picardi, è stato Lionello Piccinini, geometra del Segretario Mibact, agli arresti domiciliari. Piccinini, ha detto il suo legale, l’avvocato Marco De Paulis, «in questa sede si è avvalso della facoltà di non rispondere. Poi valuteremo, all’esito dell’esame di tutta la documentazione probatoria, anche di quella sequestrata negli uffici, la possibilità di richiedere un nuovo interrogatorio e di avere un colloquio con il pm per chiarire le posizioni e far emergere la correttezza dell’operato del nostro assistito».
DI VINCENZO TACE. Linea dell’attesa, e del silenzio, anche per Berardino Di Vincenzo, difeso dall’avvocato Emilio Bafile. «Per il momento», ha detto il legale, «abbiamo preferito non rispondere perché il volume delle attività svolte è veramente elevato, nel senso che abbiamo trovato una serie di faldoni, e l’avviso di deposito degli atti c’è stato soltanto venerdì scorso. Quindi non c’è stato tempo per preparare la difesa. Abbiamo anche prodotto istanza per avere la copia dei cd». Di Vincenzo, ha aggiunto l’avvocato Bafile, «si trova in una situazione particolare, tenuto conto che viene attinto da custodia cautelare e procedimento penale quando si trova già in pensione, dopo aver gestito per tanti anni tutte le attività, o comunque quelle che competevano ai suoi specifici incarichi. È chiaro che, oltre alla sorpresa del procedimento penale, c’è anche il dispiacere di aver operato bene per tanti anni e poi, alla fine, incorrere in una situazione di questo tipo. Un’inchiesta che riguarda anche i suoi due figli, entrambi architetti, però siamo pronti a dare chiarimenti. Per il figlio abbiamo già dato chiarimenti in precedenza, con sei ore e più di interrogatorio. Anche per quanto riguardava Palazzo Centi, il filone principale, il giovane è stato ascoltato, ha dato risposte esaustive in più di sei ore di interrogatorio, quindi crediamo di poter dare giustificazioni anche in questo senso». Per quanto riguarda la richiesta di revoca della misura cautelare, l’avvocato ha chiarito che «bisognerà vagliare la situazione, ma saranno prodotte tutte quelle istanze che sono tipiche in questi casi».
GLI ALTRI BIG. Anche l’architetto Mauro Marchetti, del Segretariato Mibact, difeso dall’avvocato Francesca Caccia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Antonio Zavarella, anch’egli architetto, difeso dagli avvocati Antonella Di Nino e Angelo Pace, ha risposto alle domande del gip «chiarendo la sua posizione». Ha deciso invece di rispondere alle domande Leonardo Santoro, geometra dell’Internazionale, difeso dall’avvocato Stefano Rossi. «Certo che ha risposto», ha detto Rossi, «perché doveva tacere? Ha riferito sulle scelte tecniche, sulle quali il pm ha detto che andrà a effettuare verifiche. Se saranno positive, finirà tutto».
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