Il sindaco: chiederemo lo stato di calamità

Il Comune si costituirà parte civile. Uno scout: a Natale ripiantiamo i pini

L’AQUILA. Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, è tornato precipitosamente da una breve vacanza che stava trascorrendo a Londra con la famiglia, una volta messo al corrente di quanto stava accadendo nella sua città. Ieri, verso mezzogiorno, ha compiuto un sopralluogo a San Giuliano, insieme all’assessore comunale all’Ambiente, David Filieri.

Cialente, d’intesa con la Protezione civile regionale, valuterà la richiesta «dello stato di calamità naturale per i danni prodotti dall’incendio che ha interessato il bosco di San Giuliano, la montagna di Pettino, la zona della Cona e Monte Cacio. C’è da rimanere senza parole per quanto è successo ai luoghi tanto cari agli aquilani», ha commentato, «ora sarà necessario procedere a una serie di interventi per bonificare le zone coinvolte e mettere in atto le opere conseguenziali».

Cialente, insieme all’assessore all’Ambiente, Filieri, ha trascorso l’intero pomeriggio sulla strada per Collebrincioni, per verificare di persona alcuni focolai che ardevano sulle colline circostanti e nel bosco di San Giuliano. Il sindaco e l’assessore hanno anche annunciato che «il comune dell’Aquila si costituirà parte civile contro i responsabili degli incendi».

Ieri, nonostante i problemi legati al rogo di San Giuliano, i mezzi dell’Asm sono riusciti ugualmente a svolgere con regolarità il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti, nella piattaforma della Cona, sfiorata dalle fiamme, che viene utilizzata per il caricamento del pattume per il trasporto alla discarica di Cerratina di Lanciano.

Il Comune è rimasto aperto tutta ieri notte, con un tavolo di emergenza. L’assessore comunale Anna Maria Ximenes, che coordina il tavolo, è tornata a sottolineare «lo straordinario apporto delle ditte boschive, degli esercizi commerciali, dei privati che hanno fornito autobotti e delle associazioni di volontariato, nonché dei cittadini.

E i supermercati e le suore della Dottrina Cristiana, che hanno fornito acqua e bevande, i ristoranti e i locali che hanno messo a disposizione generi alimentare, le ditte private che sono intervenute con autobotti e caterpillar, la Croce Rossa, la Croce Bianca, le associazioni di volontariato Grisù di Scoppito e Nuova Acropoli, gli alpini e l’esercito, nonché le ditte boschive di Viterbo, Assergi e Cagnano Amiterno».

Intanto, arriva una proposta da uno scout 16enne, Riccardo Aloisi: «Il prossimo Natale, anziché utilizzare i pini veri per fare l’Albero, compriamoli e andiamo a piantarli nella pineta distrutta dal fuoco».