Intecs chiude i battenti Le lacrime dei ricercatori 

Scattano oggi i licenziamenti dei 65 dipendenti altamente specializzati Lo sconforto di Fiom-Cgil: «Fine provocata da gestione e scelte fallimentari»

L’AQUILA. I ricordi di una vita lavorativa racchiusi in una scatola di cartone. Gli occhi gonfi di lacrime. E neanche una stretta di mano, da chi ha spedito le lettere di licenziamento per raccomandata, ma anche da una comunità che è rimasta muta, di fronte all’ennesimo dramma occupazionale. Ieri è stata scritta la parola fine alla storia del laboratorio di ricerca e sviluppo del polo elettronico: un centro di eccellenza nell’Ict che nel tempo ha cambiato nome, da Italtel-Sit, a Italtel-Siemens, a Technolabs, fino all’ultimo, Intecs, che si è rivelato fatale. Da oggi ci sono 65 persone, altamente specializzate, rimaste senza lavoro e che devono ricostruirsi un futuro. Molti lo faranno in un’altra città, perché questo territorio non offre prospettive, nonostante lo sbarco del 5G e i progetti della smart city, a chi ha 20 o 30 anni di servizio sulle spalle. La Fiom-Cgil, riprendendo la celebre ripartizione dell’umanità di Leonardo Sciascia tra “uomini e quaquaraquà”, annuncia che continuerà a sostenere i ricercatori e punta il dito verso i dirigenti della Intecs: «Non hanno avuto neanche il coraggio di affrontare in prima persona», afferma la Fiom, «uno degli atti più pesanti che un individuo possa subire, dando almeno dignità a un gesto che segnerà per sempre la vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Non hanno avuto il coraggio di guardare negli occhi i ricercatori nel momento del licenziamento. Sono stati capaci di ledere la dignità di persone che da oltre 20 anni svolgono il proprio lavoro con onestà e professionalità. Le lettere di licenziamento le hanno spedite per raccomandata. Oggi», sottolinea il sindacato, «non c’era nessuno a guardare quegli occhi pieni di lacrime, di sconforto, di rabbia per essere stati ingiustamente licenziati da chi si autoproclama imprenditore ma che è stato del tutto incapace di comprendere e valorizzare le professionalità del laboratorio di ricerca e sviluppo». La Fiom ricorda come sia stato «lo stesso direttore generale, in sede istituzionale, ad ammettere le proprie incapacità, i grossi limiti dell'azione aziendale e il fallimento del loro progetto industriale, come testimoniato dai ripetuti licenziamenti perpetrati nel corso degli anni». Infine il monito alla città e alla politica locale: «Comunque, a vedere quegli occhi gonfi di lacrime non c’era nessuno a esprimere solidarietà, nessuno a dare una speranza. I lavoratori erano soli. Soli nel proprio sconforto, a subire uno degli atti più crudeli che una persona possa subire. Soli a elaborare il lutto del loro licenziamento. Soli con le proprie famiglie in questo momento di disperazione. Soli, ma decisi a non rinunciare alla propria dignità e determinati a smascherare personaggi “illuminati”, ma che non esitano a giocare con la vita dei lavoratori per un proprio tornaconto. Soli, ma mai rinunciatari».
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