VERSO IL BALLOTTAGGIO

L'Aquila, Biondi: Di Benedetto ha paura del confronto 

Il candidato sindaco del centrodestra: andremo al suo comitato e interverremo ai suoi eventi. Votare per il centrosinistra significa confermare la “triade”

L’AQUILA. «Di Benedetto non vuole il confronto perché ha paura di perdere quel vantaggio dell’11%. Ma se non vuole incontrarci, andremo noi davanti al suo comitato elettorale e interverremo dove organizzerà eventi».
LA PROVOCAZIONE. Il candidato sindaco del centrodestra, Pierluigi Biondi, ci va giù pesante con il suo avversario politico, Americo Di Benedetto, che continua a rifiutare un confronto pubblico prima del ballottaggio del 25 giugno. Ma il candidato consigliere Luigi D’Eramo, ex assessore nella giunta Pdl di Biagio Tempesta, va oltre: «Di Benedetto non vuole il confronto perché ha paura di non essere assistito da “papà” Massimo (Cialente) e “mamma” Stefania (Pezzopane). Non ha le p....!».
Ieri mattina nel comitato elettorale di Biondi, era schierato lo stato maggiore del centrodestra, per l’analisi globale del voto: c’erano i candidati consiglieri in rappresentanza di ogni lista che sostiene l’aspirante sindaco. Da Carla Mannetti a Emanuele Imprudente; da Stefano Morelli allo stesso D’Eramo; i giovani Leonardo Scimia (24 anni) e Luca Rocci (28); il navigato Luigi Di Luzio. Assenti giustificati Quintino Liris e Roberto Tinari.
OCCHIO ALLA TRIADE. «Siamo un mix, di giovani alla prima esperienza al comune dell’Aquila, ed esperti di pubblica amministrazione. I nostri sono giovani veri, non quelli con la copertura dei “paparini”», sottolinea Biondi, «e questo fa paura a Di Benedetto che, invece, è bloccato dalla “triade” Pezzopane-Lolli-Cialente. Vorrei che gli aquilani capissero che votare il candidato sindaco del centrosinistra significa confermare il potere nelle mani del palazzo, governato da queste tre persone, che vogliono continuare a gestire il miliardo che piove ogni anno sull’Aquila per la ricostruzione. Gli stessi che hanno ridotto la città come la vediamo: cimitero monumentale in totale abbandono con i crolli del terremoto del 2009 rimasti così; strade dissestate in tutti i punti; l’impianto della metropolitana ancora lì dopo dieci anni, con le rotaie che provocano danni che il Comune è costretto a pagare; il centro storico ridotto al Far West: ogni mattina è una lite tra commercianti e residenti rientrati per i camion e mezzi parcheggiati in maniera selvaggia; ricostruzione pubblica ferma, a cominciare dalle scuole e dall’Ater; il traffico caotico ogni giorno».
IL MIO E IL TUO. «Le nostre proposte le abbiamo fatte e sono sotto gli occhi della città, a cominciare dall’azzeramento del cronoprogramma per la ricostruzione», precisa Biondi. Che invita Di Benedetto a «presentare le sue, visto che fa solo proclami e non dice come risolverà i problemi di questa città, delle frazioni, del Gran Sasso. L’ospedale, la sede Anas, la sicurezza, non solo antisismica». Stefano Morelli rincara la dose: «Il centrosinistra credeva di vincere al primo turno, invece è stato bocciato da parte dell’elettorato. Hanno ridotto il Comune a un nemico della cittadinanza: noi vogliamo trasformarlo in amico, con servizi più efficienti e procedure snelle. La nostra è una battaglia di “liberazione” dal centrosinistra al potere».
«Mi ritengo un uomo di destra vero e una volta avevo rispetto per personaggi importanti e alcune battaglie della sinistra», dice D’Eramo, «ma ora non più, perché questa sinistra parla a pochi e con il portafoglio pieno. E poi, è necessaria un’alternanza dopo 10 anni di era Cialente».
LA REMUNTADA. Il centrodestra è gasato e convinto che la “remuntada” si possa fare. Soprattutto alla luce di quanto sta accadendo nel centrosinistra, dove volano molte “parole in libertà”: nel senso futurista, dello “Zang Tumb Tumb”, il libro scritto dal drammaturgo Tommaso Marinetti nel 1914, che riproduce nel linguaggio i suoni della guerra.
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