terremoto 2009

L'Aquila, crollo con 17 morti: assolto l'ingegner De Angelis

Unico imputato quale direttore dei lavori di ristrutturazione del palazzo di via Generale Rossi, secondo i giudici della Suprema Corte non doveva compiere le verifiche reclamate in quanto si era interessato solo del tetto e della coibentazione dell'edificio. In appello era stato condannato a un anno e 11 mesi

L'AQUILA. Cala il  sipario  sulla immane tragedia che fu il crollo del palazzo di via Generale Rossi nel quale il 6 aprile 2009 morirono 17 persone tra le quali Jenny  De  Angelis, figlia dell'ingegnere Diego De Angelis, 70 anni, unico imputato nel processo penale, in quanto progettista dei restauri. C'é un colpo di scena: la  Cassazione ha assolto De Angelis  annullando  senza rinvio  la  condanna  a sua carico di un anno e 11 mesi per omicidio colposo plurimo e disastro colposo  disattentendo  le richieste del Pg. Il palazzo fu realizzato negli anni Cinquanta in modo tanto pedestre, e con materiali scadenti, al punto che la discussa ristrutturazione comunque non ha avuto alcuna incidenza sull'implosione del fabbricato. L'accusa, poi sostenuta dalle due sentenze di condanna, aveva   contestato nei precedenti processi come in occasione dei restauri non ci fu alcuna verifica sulla staticità. Si contestano delle omissioni nei calcoli che non emergono dalle documentazioni. Se quei calcoli fossero stati fatti, l'accusato, assistito dall'avvocato Franco Coppi, uno dei principi del Foro, si sarebbe reso conto della fragilità del palazzo. Coppi, nella sua  arringa, ha  affermato che "i restauri consistevano in una semplice modifica del tetto per evitare infiltrazioni d'acqua e nella realizzazione di una più efficace coibentazione. Non si vede per quale motivo il De Angelis avrebbe dovuto compiere le verifiche reclamate nella sentenza impugnata visto che i nuovi lavori non incidevano sulle strutture". E i giudici della Suprema Corte gli hanno dato ragione.

@ RIPRODUZIONE RISERVATA