L'Aquila, la ex lo perdona e lui viene scagionato 

Assolto un giovane accusato di aver rotto una costola alla fidanzata. Il pm aveva chiesto la condanna per lesioni

L’AQUILA. Avrebbe picchiato l’ex fidanzata mandandola all’ospedale dopo averle fratturato una costola. Il giovane, dopo un processo atteso 4 anni, è stato assolto con ampia formula. Ma nessuno sa come sarebbe finita se la parte lesa non fosse tornata a lavorare prima dei 20 giorni di prognosi diagnosticati dai medici e se non avesse ritirato la costituzione di parte civile andando incontro, indirettamente, alle esigenze difensive.
Nonostante questo, il processo per il giovane aquilano D.P. non era dall’esito scontato. Il capo d’imputazione parlava di una frattura, un ematoma alla coscia e cefalea post-traumatica.
Nel senso che il pm onorario Maria Acquaria Garbuglia aveva chiesto la condanna a tre mesi di arresto per lesioni con l’aggravante prevista dall’articolo 577, ovvero quella di aver agito con abuso di relazioni.
L’avvocato del giovane, Guglielmo Santella, ha fatto ricorso al rito abbreviato e ha dimostrato che l’aggravante contestata non aveva ragion d’essere visto che i due erano solo fidanzati e non vi era nessuna relazione “ufficiale”.
Ha poi fatto in modo che delle perizie inizialmente presentate dalla Procura stessero fuori dal dibattimento. Questa prospettazione dei fatti è stata decisiva a far sì che il giudice unico onorario, Quirino Cervellini, mandasse assolto l’imputato.
L’accusa, del resto, non aveva molte carte da giocare. Nel senso che, al di là delle strategie difensive che hanno avuto il loro peso, la parte civile non aveva presentato la denuncia e l’inchiesta era partita perché la prognosi superò i venti giorni. La stessa parte lesa, che pure avrebbe potuto prolungare lo stato di degenza con altri certificati, non lo ha fatto e, anzi, è tornata al lavoro prima, dimostrando di star bene. Infine la stessa ragazza, dopo aver presentato la costituzione di parte civile, l’ha poi ritirata.
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