la disperazione

L'Aquila, maxi bollette: inquilino minaccia di buttarsi dal balcone

A Cese di Preturo l'uomo si è calmato dopo una “rassicurante” telefonata del sindaco Cialente, ma la protesta comincia ad assumere toni drammatici

L’AQUILA. Cresce non solo il malumore, ma anche la disperazione, tra i residenti del Progetto Case e dei villaggi Map, che hanno ricevuto una nuova ondata di conguagli. Ieri la protesta ha assunto anche toni drammatici, con la minaccia da parte di Carlo Soldini, un cittadino che vive nel Case di Cese di Preturo, di gettarsi nel vuoto. L’uomo ha ricevuto una bolletta di 800 euro e non sapendo come pagarla, ha pensato di ricorrere a gesti estremi. Da quanto si è appreso è stato lo stesso cittadino a contattare la polizia, che è giunta sul posto con il 118, i vigili del fuoco e l’assessore Pietro Di Stefano. Il sindaco Massimo Cialente, che era fuori città, lo ha raggiunto telefonicamente invitandolo a desistere. Il caso di ieri rimette sotto i riflettori il problema delle bollette del Progetto Case, “quartieri” dormitorio nati dopo il terremoto, che dovevano ospitare temporaneamente chi aveva perso la casa. In Italia, come si sa, non c’è niente di più definitivo del provvisorio, e L’Aquila, purtroppo, non sfugge a questa logica. Il problema è che i costi per restare all’interno degli alloggi sono diventati insostenibili per le famiglie che hanno la sventura di non riuscire a tornare nelle loro case.

L'Aquila, arriva la maxi bolletta e minaccia di buttarsi
All'ennesima maxi bolletta Carlo Soldini non ci ha visto più e ha minacciato di buttarsi dal balcone di casa. La protesta è avvenuta nel Progetto Case di Cese di Preturo, a L'Aquila, dove diverse famiglie sono alle prese con maxi bollette dei consumi effettuati nelle case costruite dopo il terremoto del 2009. Ma Soldini sostiene di aver pagato e di essere in regola, eppure è l'unico a non avere l'acqua in casa. (video Raniero Pizzi)

E di esempi, ce ne sono da vendere, come quello di Giovanna Argentieri, 87 anni, invalida al 100% perché non vedente, che ha sempre pagato regolarmente tutte le bollette che il Comune le ha inviato. Ora, si trova una richiesta di conguaglio di 1131,36 euro, pagabili in otto “comode” rate da 141,36 euro. Stessa sorte per una signora di 85 anni, che percepisce la pensione dei commercianti, notoriamente molto bassa, dalla quale il Comune pretende la bella cifra di 1200 euro per l’elettricità condominiale, più altri 900 per il gas. «Come è possibile», chiede la figlia, «che in 18 mesi mia madre abbia consumato così tanta corrente, visto che nella piastra ci sono i pannelli solari»? Quando la signora ha aperto la busta ha accusato un malore. C’è chi ha ricevuto una richiesta di pagamento di 1200 euro, chi di mille, pur avendo lasciato da tempo il Progetto Case. Alla signora Angeladea Panetta, pensionata sociale che facendo i salti mortali ha pagato sempre regolarmente, chiedono altri 600 euro. Sì, perché le somme pagate prima erano solo degli “acconti”, e quello richiesto in questi giorni è invece il conguaglio per il periodo compreso tra aprile 2013 e dicembre 2014. C’è anche chi ha fatto un calcolo di quanto ha speso in cinque anni di Progetto Case: è il caso di una famiglia composta da due persone, padre e figlio, che ha sborsato più di diecimila euro, al netto delle bollette di luce e acqua pagate ai rispettivi gestori. I casi citati sono solo alcuni dei 5437 destinatari di note spese inviate ai residenti di Progetto Case e Map. Tra questi, anche gli otto inquilini che hanno ricevuto bollette da 2500 euro; i 71 che devono pagare 2000 euro; a 165 famiglie il Comune chiede 1500 euro, e a 498 di 1200 euro. Per 971 famiglie la richiesta è di 900 euro, alle quali seguono 1633 inquilini che ne dovranno pagare 600 e 1575 che ne verseranno 300. Altre 515 persone saranno rimborsate, non si capisce sulla scorta di quale criterio. Le cifre, neanche a dirlo, sono state calcolate non in base ai consumi reali, ma sulla scorta dei metri quadrati. Se il 44% dei cittadini è moroso, e la circostanza è riportata nella delibera 277 dello scorso giugno, qualcuno dovrebbe anche chiedersi perché. La risposta che gli aquilani non vogliono pagare è sbagliata, perché i cittadini vorrebbero pagare il giusto. Tra l’altro, potendo “modulare” i consumi in base alle proprie possibilità. Il Comune continua a trincerarsi dietro la storia dei contabilizzatori rotti, o mai entrati in funzione perché addirittura montati al rovescio. È un problema, questo, di cui non possono farsi carico le famiglie, chiamate in tempi di crisi feroce, a rispondere di tasca loro a inefficienze che vengono da lontano. Non è colpa dei cittadini se i contabilizzatori sono stati montati male. Tra l’altro, anche nelle piastre di Assergi, dove solo il 6% dei contabilizzatori non funziona, per ammissione dello stesso Comune nella già citata delibera, i consumi continuano a essere calcolati al metro quadrato. L’esasperazione ha raggiunto livelli notevoli, e martedì prossimo alle 21, nella “Tenda amica” di Bazzano, è stato fissato un incontro nel corso del quale saranno raccolte le firme (e i soldi), per presentare un nuovo ricorso contro la nuova ondata di conguagli, che guarda caso è giunta in concomitanza col pagamento della Tari, del canone Rai in bolletta, dei consumi individuali di acqua e luce.

(ha collaborato

Romana Scopano)

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