L'Aquila non è stata uccisa dal terremoto

Seconda edizione del libro di Raffaele Cusella fra storia e identità

 E' uscita la seconda edizione arricchita da nuovi capitoli del libro di Raffaele Cusella «Chi ha ucciso L'Aquila bianca?» (edizioni Portofranco).  Di seguito uno degli scritti aggiunti in questa nuova edizione. di Raffaele Cusella  Proprio il mattino in cui la prima edizione di questo lavoro doveva passare alle stampe uno degli antichi nemici, il terremoto, è ritornato a devastare L'Aquila. Ma ciò non muta la nostra conclusione. Il deprecatorio "Immota manet" ha ancora una volta dimostrato la sua inefficacia: uscendo di metafora, L'Aquila non resta ferma perché non è nella sua natura, nemmeno in quella tettonica. Alla dinamica aggressiva dei terremoti nessuna immobilità umana può resistere; è solo possibile reagire con le contrapposte dinamiche di una tenace ricostruzione e, per un futuro finalmente sereno, con quelle di adeguati, oggi esistenti, dispositivi antisismici, che rendano sicure le costruzioni nuove e proteggano la preziosa eredità storica.  Per riprendere con la stessa energia con cui gli Aquilani, dopo i terremoti catastrofici del Medioevo, ricostruirono ancora più belli la città e i centri del contado, occorre non immobilità, ma proprio "labor et probitas": cioè tenacia nel lavoro che supera lo scoramento, e trasparenza nell'amministrazione.  Possiamo sciogliere il dramma. L'Aquila bianca, mortalmente ferita dall'autocratismo di un imperatore ambizioso, per molti secoli immobilizzata dai suoi successori, con l'interessato concorso degli stessi magnati cittadini che, superato un loro limite di resistenza, avevano trovato conveniente rinunciare a un'imprenditoria operosa e feconda, per adattarsi a più anguste ma più comode opportunità; L'Aquila però non è stata veramente uccisa: nel respiro sociale del suo antico esteso territorio, nel superstite patrimonio naturale, nell'eredità, di arte, ma soprattutto di viva cultura ricevuta dagli avi. Perché anche i valori civili, faticosamente, sono sopravvissuti: nella testardaggine - che è anche insofferenza di ogni prevaricazione e di ogni imposizione dall'esterno - dei contadini; nella loro tradizione istituzionale, la quale conserva quelle forme, che ancor oggi li portano di regola a riunirsi come intera comunità per discutere, e in definitiva imporre ai propri amministratori le decisioni più importanti.  Meno concretamente sono sopravvissuti quei valori nello spirito critico e beffardo dei cittadini: perché questo da troppi secoli ha cessato di essere anche costruttivo- il "labor" fondamentale ma da cinque secoli dimenticato!  L'Aquila bianca oggi può riprendere vita, ma solo se di nuovo osa volare: e ciò è possibile con uno sforzo di riconoscimento nella propria storia. Unicamente se vola può vivere L'Aquila. Come ben sapevano i suoi cittadini antichi... La crescita sta solo nelle proprie forze e nelle proprie decisioni.