L'Aquila, tasse terremoto: lettera-appello a Mattarella

La Regione e i sindaci del cratere chiedono al presidente della Repubblica di interessarsi della maxi richiesta di pagamento che metterebbe in ginocchio aziende, artigiani e professionisti

PESCARA. Un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché la ripresa post terremoto non sia falcidiata dalla richiesta esorbitante delle tasse. E' questo lo scopo della lettera che il vicepresidente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, il sindaco di L'Aquila, Pierluigi Biondi ed il coordinatore dei sindaci del cratere, Francesco Di Paolo, hanno inviato al Presidente sottoponendogli la problematica della richiesta di pagamento per intero, anzichè con abbattimento del 60%, come previsto dalla legge - fatta a società, artigiani, professionisti ma anche persone fisiche - delle tasse sospese in seguito al sisma del 2009. «Quello che noi chiediamo - si legge tra l'altro nella missiva -, in attesa che si riapra una trattativa con la Commissione Europea su tutta la vicenda, è che il Governo italiano modifichi l'atto con cui ha dato al Commissario l'indirizzo di recupero precisando l'applicazione del Temporary Framework a 500.000 euro. Ovviamente una misura di questo genere non risolve il problema, ma riduce la dimensione del danno e rende la vicenda sempre difficile ma gestibile».

«Per una casuale iniziativa di un giudice piemontese - si legge in un passaggio - la Corte di Giustizia e la Commissione Europea hanno "scoperto" che i governi italiani, per dieci diverse calamità avevano concesso vantaggi fiscali a imprese senza mai notificare l'intervento alla Commissione Europea e senza rispettare i regolamenti comunitari. Da quel momento è partita una interlocuzione tra la Commissione e i governi italiani che si è protratta negli anni coinvolgendo 4 governi nazionali. All'esito di questo lavoro è stata notificata una procedura di infrazione con la richiesta di recupero dei vantaggi fiscali concessi. L'attuale governo ha nominato un Commissario con l'incarico di recuperare la quota eccedente per ogni singola azienda, vale a dire da una parte calcolando i danni subìti e dall'altra gli eventuali benefici ricevuti dai diversi provvedimenti di ricostruzione, aggiungendo a questi i benefici derivati dall'abbattimento delle tasse; la quota eccedente risultante da questo calcolo va restituita per intero, maggiorata degli interessi, in una sola rata, entro 60 giorni e la sanzione per chi non si adegua è la restituzione dell'intero importo». «Il volume calcolato per questa procedura - si legge ancora nella lettera - è di circa 75 milioni di euro e la restituzione interessa circa 320 imprese e persone fisiche. Molte imprese non hanno queste risorse e quindi falliranno, altre passeranno a un DURC negativo e non potranno più partecipare a Bandi pubblici, per tutte si creerà un drammatico problema di bilancio e si perderanno molte centinaia di posti di lavoro. Le considerazioni che emergono da questa vicenda, ci fanno pensare prima di tutto che è incomprensibile sentirsi accusare di aver usufruito di "vantaggi competitivi" tra il 2009 e il 2010 quando tutti i dati (Pil, occupazione, export) oltre che il buon senso, testimoniano che nel cratere sismico dopo il terremoto si è registrata una caduta verticale dell'intera economia locale non paragonabile a nessun altra area del paese».

Lunedì 16 aprile, alle 10, all'Aquila, è in programma la manifestazione di protesta mentre per mercoledì 18 è atteso il pronunciamento del Tar al quale hanno fatto ricorso Regione, Comuni e imprese chiedendo che sia sospeso la richiesta di pagamento.