L’arcivescovo riapre la chiesa di Cristo Re

Finiti i restauri post-terremoto, domenica 27 solenne cerimonia di benedizione Nel 1935 Mussolini donò altare e statua, una lapide ricorderà le vittime del sisma

L’AQUILA. La statua di bronzo del Cristo Re – alta quasi quattro metri – non si è mossa di un millimetro. Non così le colonne, che sono state rimesse in asse. L’imponente statua la donò, con l’altare, Benito Mussolini nel 1935, «firmando un assegno del Banco di Roma di trentamila lire allo scultore romano Ulderico Conti», come annota, in un articolo del 1997, lo storico aquilano Amedeo Esposito. Quella statua che il regime fascista voleva collocare sul Corno Grande del Gran Sasso (operazione fallita, non senza polemiche e contrasti) fu poi «dirottata» a Cristo Re. Dove una lapide in fondo alla chiesa ringrazia il duce, annoverandolo tra i benefattori. Oggi, a un anno dall’ottantesimo anniversario della prima inaugurazione dell’edificio sacro, e a cinque dal terremoto, la chiesa sta per essere riaperta al culto.

Sarà una solenne cerimonia – in programma domenica 27 aprile alle 11 – presieduta dall’arcivescovo metropolita Giuseppe Petrocchi, a sancire il ripristino del tempio che sorge accanto alla Villa comunale, al centro di una zona particolarmente colpita dai danni del terremoto. Infatti la parrocchia ha all’interno del suo perimetro di competenza anche alcune tra le strade che hanno mietuto il maggior numero di vittime nella notte del sisma, da via Campo di Fossa a via Generale Francesco Rossi, da via Luigi Sturzo a via D’Annunzio. Sarebbero 67, secondo una stima, le vittime del sisma di questa porzione di città. E nella chiesa di Cristo Re, spartana e squadrata, nello stile del ventennio, troverà posto anche un segno della memoria del sisma. Un’idea che per ora è in fase progettuale. «Abbiamo intenzione», spiega il parroco, il canonico Sergio Maggioni, cancelliere arcivescovile e arcidiacono del capitolo metropolitano, «di collocare all’interno della chiesa una lapide in travertino con tutti i nomi delle vittime che abitavano nelle strade della nostra parrocchia. Qui abbiamo contato 67 persone scomparse. Anche se alcuni erano qui di passaggio in quanto studenti, li consideriamo tutti aquilani. Per me sono parrocchiani da ricordare, anche se magari in chiesa non ci sono mai venuti». La fine dei lavori alla chiesa di Cristo Re (affidati all’impresa teramana Cingoli) è un altro segnale di ripresa nella zona attorno a viale Francesco Crispi, dove sono attivi numerosi cantieri. E dove alcuni immobili sono stati ripristinati e attendono solo il rientro dei cittadini. «Questa, con ogni probabilità», osserva il parroco, «sarà una delle zone in maggiore ripresa entro un paio d’anni. Entro questa data saranno rientrate in casa tante persone, visto che attualmente ci sono molti lavori in corso. Le persone che abitavano qui prima del terremoto erano tutte molto legate alla loro chiesa. Sarà bello ritrovarle, anche se molte di queste abitazioni erano state affittate agli studenti».

I lavori, che hanno riguardato anche il campanile, sono stati preceduti da una fase di studio condotta dal Politecnico di Torino. I danni non sono stati rilevanti. La chiesa, nata come rettoria nel 1935, fu affidata per un breve periodo a don Alfredo Orpelli, poi sostituito dal canonico Mario Durante e successivamente dal canonico Pasquale Ottaviani coadiuvato dal fratello, monsignor Vittorio. Dal primo agosto 1974 la rettoria divenne parrocchia, con decreto dell’allora arcivescovo Carlo Martini. Primo parroco fu monsignor Arnaldo Navarra originario di Colli di Barete. Il primo agosto 1976 fu nominato parroco monsignor Demetrio Gianfrancesco. Il canonico Maggioni è oggi, dunque, il terzo parroco di Cristo Re, coadiuvato dal canonico Sigismondo Prudlo (primo viceparroco). Il territorio della parrocchia si estende da via Campo di Fossa e strade limitrofe fino alla zona fuori Porta Napoli, il Circuito e il viale di Collemaggio, via San Michele e viale Rendina, via XX Settembre fino a via Campo di Fossa.

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