L’Opoa pronta a rilevare l’Interporto 

Il presidente D’Apice: ma la struttura deve tornare a essere il punto di riferimento dell’agroalimentare del Fucino

AVEZZANO. Arriva “fuori sacco” la manifestazione di interesse per la gestione dell’Interporto della Marsica, andata deserta. Offerta condizionata. «Purché», sottolinea, Luigi D’Apice, presidente della società ortofrutticola Opoa-Marsia, la più grande d’Abruzzo, che raggruppa 24 aziende del settore con un fatturato superiore ai 40 milioni di euro nel 2018, «la mega-struttura torni alla missione di partenza: centro smistamento merci del settore agroalimentare. Su questa base siamo disponibili a partecipare a un confronto istituzionale con Regione e Comune, per verificare lo stato dell’arte della struttura e capire bene qual è la strategia per il futuro».
L’Opoa-Marsia, quindi, che non ha partecipato alla gara della Regione per l’affidamento in gestione dell’Interporto, «perché la struttura ospita altri soggetti (Croce Rossa e Protezione civile, ndc) non legati all’economia produttiva del Fucino», apre la porta al confronto, ponendo però qualche paletto: «L’interporto libero. Al momento non sappiamo neppure com'è strutturato», aggiunge D’Apice, «né gli investimenti necessari per renderlo funzionale alle esigenze del comparto fucense. Qui, però, se si creano le condizioni, potrebbe essere realizzata una piattaforma aperta all’economia produttiva del settore».
L’Opoa-Marsia, quindi, è disposta a raccogliere la sfida per far decollare il centro smistamento merci della Marsica, trasformandolo in opportunità di sviluppo economico e occupazionale. La scelta, ovviamente, tocca in primis alla nuova governance della Regione, chiamata a decidere il da farsi dopo la doccia gelata delle zero offerte dal mondo produttivo per prendere nelle mani quella struttura, messa in cantiere negli anni ’90, dove al momento hanno trovato casa la Croce Rossa e la Protezione civile. La struttura destinata allo smistamento delle merci, infatti, dal terremoto dell’Aquila in poi, è diventata un centro del soccorso per le emergenze. Nel 2018, invece, l’amministrazione D’Alfonso ha dato l’ok alla richiesta del capo dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, mirata a trasferire da Roma ad Avezzano la nuova sede del Polo logistico. «La struttura di Avezzano», affermò D’Alfonso, «è stata scelta poiché oltre a essere baricentrica rispetto alla costa adriatica e tirrenica, è direttamente collegata alla rete autostradale, da cui sono facilmente raggiungibili tutte le principali direttrici viarie italiane». Posizione ottimale, quindi, per raggiungere ogni angolo dello Stivale, ma non soltanto per i soccorsi: la questione, quindi, è tutta qui. L’Interporto – tempi di realizzazione e fondi spesi a parte – si trova in una zona strategica del Centro Italia, con importanti direttrici di collegamento su gomma (autostrada e superstrada del Liri) e rotaia (ferrovia Roma-Pescara). Il nodo da sciogliere resta la missione che la politica vuole affidare a quel centro semi deserto, costato decine di milioni di euro. Ed è questo che gli imprenditori dell’orto d’Italia attendono per raccogliere la sfida.
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