La città accoglie mille sfollati

Un mese fa le scosse in Alto Aterno, famiglie alle prese con la scelta della scuola

L’AQUILA. A un mese dal terremoto che lo scorso 18 gennaio ha colpito l’Alto Aterno, e a quasi mezzo anno dal terremoto avvenuto lo scorso 24 agosto nel Centro Italia, sono un migliaio circa le persone dei territori colpiti dal sisma ospitate all’Aquila, soprattutto nel Progetto Case. A rendere noti i numeri è Fabio Pelini, assessore comunale all’Assistenza alla popolazione, delega nata dopo il 6 aprile 2009 per gestire le necessità dei cittadini rimasti senza casa. Allora erano 70mila gli sfollati solo nel capoluogo, più altri 50mila nei 56 comuni del cratere sismico. «A oggi sono un centinaio in città le famiglie che provengono dalla zona di Amatrice», spiega, «e 320 quelle dell’Alta Valle dell’Aterno: Campotosto, Capitignano, Montereale, Barete, Cagnano Amiterno e Pizzoli». Un migliaio di persone, complessivamente.

LE ZONE. Queste persone sono ospitate soprattutto nella zona Ovest della città e in particolare tra Sassa e Coppito, ma risiedono anche a Roio, Sant’Elia e Bazzano. Pochi vivono nei Map, la maggior parte nei 19 quartieri su cui è dislocato il Progetto Case. «Per quanto possibile sono stati rispettati i desiderata in ordine di arrivo. Abbiamo ancora disponibilità di una cinquantina di alloggi tra Assergi, Camarda e Paganica», prosegue l’assessore. «La situazione è in divenire e cambia di giorno in giorno. Maggiori difficoltà ci sono nel gestire le famiglie che vorrebbero andare nei Comuni limitrofi».

I TEMPI. Non è stato definito per quanto tempo potranno restare ospiti dell’Aquila i nuovi sfollati. «In linea di massima sappiamo che dovranno tornare a casa propria, una volta che questa sarà agibile», spiega Pelini. «In alcune abitazioni di Capitignano e Cagnano, per esempio, nei prossimi giorni saranno fatte delle verifiche di agibilità. Qualora queste dovessero andare a buon fine, alcuni dei nostri ospiti dovranno rientrare».

SPOPOLAMENTO. Secondo l’assessore, tuttavia, non tutti sono disposti a tornare nelle proprie abitazioni. «Si pone un problema: c’è il rischio serio di uno spopolamento di tutti i paesi dell’Alta Valle dell’Aterno, sulla falsariga di quanto sta accadendo nei paesi del Teramano», dice. «Sono in discussione gli stessi equilibri demografici dei vari centri. Il nostro sentore è che in molti vogliano migrare dai centri montani verso la città dell’Aquila. In base a questo dato dovrà essere elaborata una strategia da parte dei Comuni».

SERVIZI. La questione degli assetti demografici è concatenata a un’altra questione: offrire dei servizi alle famiglie, dal trasporto scolastico, ai servizi sociali. «Questo primo mese ci siamo concentrati sulla risposta abitativa, anche per tranquillizzare le persone colpite dai terremoti», afferma l’assessore. «Appena si definirà meglio la situazione, bisognerà ragionare di prospettiva. Il problema si porrà già dalle prossime settimane. Per Amatrice, per esempio, fino a febbraio si è parlato di fase emergenziale. Dal prossimo mese, invece, bisognerà capire quante famiglie vogliono restare qui e quante tornare. Lo sciame sismico in corso non aiuta in tal senso. La paura, per molti, è ancora tanta».

LA CONVENZIONE. Le utenze degli alloggi in cui sono ospitati i terremotati sono a carico della Regione. «Nelle prossime settimane dev’essere formalizzata la convenzione con l’ente», spiega Pelini.

SCUOLE. «In questa situazione in cui si naviga a vista per quanto riguarda le scuole aquilane, tra disagi e doppi turni», conclude l’assessore, «non è detto che presto la città dell’Aquila non debba fare i conti con numeri più ampi di studenti. Anche sulle popolazioni scolastiche ci potrebbero essere cambiamenti che rispecchieranno le decisioni delle famiglie terremotate di tornare o meno nelle proprie realtà».

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