La “Storia dei Marsi” raccontata da Febonio

L’opera dello studioso presentata dalla Fondazione Carispaq al castello Orsini La testimonianza di Smarrelli: latino oscuro, la traduzione è stata molto difficile

AVEZZANO. La collana dei "Tesori tipografici aquilani", promossa dalla Fondazione Carispaq, si arricchisce di un'altra perla: la "Storia dei Marsi" di Muzio Febonio. L'opera, la sesta della collana, realizzata in collaborazione con la Deputazione abruzzese di storia patria, il Centro studi marsicani e la Biblioteca provinciale, è stata presentata al Castello Orsini dal presidente della Fondazione, Roberto Marotta, e dal presidente della Deputazione, Walter Capezzali. La Storia dei Marsi di Febonio, scritta in latino, fu pubblicata per la prima volta a Napoli nel 1678. Ma dovranno passare oltre tre secoli, prima che venga tradotta in Italiano. A farsene promotori, per primi, nel 1983, sono stati due studiosi abruzzesi: Raffaele Colapietra e Giulio Butticci. La traduzione verrà ultimata nel 1991. Perché tanto ritardo?

«Il latino di Febonio», ha spiegato Pietro Smarrelli, «non è quello di Cicerone. Non rispetta le tradizionali regole di sintassi. È assai spesso tortuoso, oscuro, indecifrabile. Una specie di selva dantesca per l'oscurità dello stile e la varietà dei rimandi». Insomma, un testo difficile da tradurre. L'opera consta di tre libri. La versione del primo che, nell'edizione del '91, era di Giulio Butticci, viene sostituita da quella inedita di Pietro Smarrelli, già autore della traduzione del secondo libro. Invariata la traduzione del terzo, dovuta a una schiera di studiosi abruzzesi: da Cesare Letta a Vittoriano Esposito, da Ennio Colucci a Filomena Flammini. Ne risultano una maggiore coerenza stilistica e un linguaggio scorrevole e moderno. Al volume, che oltre alla traduzione dei tre libri contiene alcuni atti del convegno sul 4° centenario della nascita di Febonio, tenutosi ad Avezzano nel 1998, si accompagna una perfetta riproduzione anastatica dell'opera originale, pubblicata a Napoli.

A merito di Muzio Febonio vanno ascritti, tra l'altro, la rivendicazione del ruolo guida dei Marsi nella lotta dei popoli italici contro Roma, per ottenere i diritti civili; l'esaltazione della figura di Bonifacio IV, di San Benedetto dei Marsi, primo papa abruzzese, e l'individuazione della causa del fallimento del deflusso nel Liri delle acque del Fucino, nella corruzione dei funzionari statali, che si erano messi in tasca gran parte dei soldi stanziati dall'imperatore Claudio per realizzare l'emissario. Era il 52 d.C. Sono passati 2000 anni, ma non è cambiato nulla.

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