La storia fra le macerie delle chiese

Archi, pietre scolpite, affreschi nascosti per secoli dentro le mura

L'AQUILA. Nel passato dopo guerre e terremoti distruttivi non si andava molto per il sottile. Si ricostruiva con quello che c'era. Delle macerie si sprecava pochissimo e così poteva capitare che in mezzo a un muro ci finisse un'acquasantiera in pietra, parte di un affresco, un mascherone di epoca romana. Il sei aprile 2009 la gran parte delle chiese aquilane sono cadute a pezzi.

Il vice commissario per i beni culturali Luciano Marchetti, in collaborazione con la soprintentendenza e con tanti volontari, ha passato al setaccio le macerie di alcuni edifici sacri: la basilica di Collemaggio, le Anime Sante, Santa Maria Paganica, Santa Giusta a Bazzano, la chiesa di Castelnuovo, la chiesa del convento di Santa Chiara. Di sorprese ce ne sono state tante. Sono venuti fuori materiali di epoche diverse (gran parte dal XIII al XV secolo) che messi insieme potrebbero dar vita a un nuovo museo. Una parte di questi materiali (tutti sarebbe stato impossibile) verrà esposto da venerdì 30 luglio (inaugurazione alle ore 16), in uno spazio all'interno di palazzo Silone, sede della Giunta regionale.

È presto per dire se con quello che è stato trovato si potranno riscrivere pezzetti di storia cittadina. In molti casi sono conferme di quanto già si sapeva. Nulla di sconvolgente anche sulle origini della città. Ieri mattina ad esempio nel corso della conferenza stampa il vice commissario Marchetti ha mostrato due "pezzi" (sorta di piastrelle di rivestimento) trovati nella basilica di Collemaggio: in uno c'è la raffigurazione di un'Aquila e in un altro si intravede un Giglio. Sono simboli degli Svevi e degli Angioini protagonisti della storia del XIII secolo, quando fu fondata la città.

Il lavoro più lungo e complesso è stato fatto nella chiesa di Santa Maria Paganica, quasi completamente crollata (Marchetti ha ribadito la sua idea di dar vita a un concorso di idee internazionale per ricostruirla non necessariamente come era prima). A seguire direttamente i lavori di «scavo» fra le macerie è stato l'archeologo Vincenzo Torrieri. Il vice commissario ha anche annunciato che entro fine estate inizierà la rimozione delle macerie della Cattedrale di San Massimo. «Prima di avviare le operazioni di rimozione», ha spiegato Marchetti, «bisogna completare la messa in sicurezza della struttura che, insieme al complesso arcivescovile, ha prodotto un intervento quantificabile in circa tre milioni di euro».

Alla domanda se con quei tre milioni spesi per i puntellamenti si poteva subito avviare la riscostruzione del Duomo, Marchetti ha affermato che per rifare la Cattedrale ce ne vogliono 15 di milioni di euro e il puntellamento è stato necessario per evitare ulteriori gravi danni alla struttura. Quando gli è stato chiesto se c'è la possibilità che le macerie della basilica nascondano alcune reliquie di San Massimo (il patrono della città), il vice-commissario ha assicurato: «Se sono lì, verranno trovate certamente».

Inoltre Marchetti ha reso noto che «esperti di atenei romani faranno degli studi specifici su Santa Maria Paganica mentre a Collemaggio e al Duomo, verranno condotti degli studi a cura dell'università dell'Aquila». In questi ultimi mesi c'è stata una polemica, nemmeno troppo sotterranea, sulle competenze, relative ai beni culturali, fra la struttura commissariale (che dovrebbe occuparsi solo dei puntellamenti) e le Soprintendenze «territoriali». Marchetti (il cui mandato commissariale dovrebbe scadere il 31 dicembre) ha prima smorzato i toni «all'Aquila c'è spazio per tutti perché c'è un grande lavoro da fare» poi ha lanciato la frecciatina «basta averne voglia».

Il vice commissario ha ammesso che ci sono problemi nella messa in sicurezza di alcune chiese del circondario (per esempio Arischia, Sant'Eusanio e Villa Sant'Angelo): «I tempi» ha detto «saranno purtroppo lunghi». Il lavoro dell'archeologo Torrieri è stato coadiuvato da architetti e storici dell'arte. Nel corso della conferenza stampa è stato sottolineato anche il lavoro fatto dai vigili del fuoco. Venerdì sarà il direttore regionale Sergio Basti a parlare di come i suoi uomini sono intervenuti in luoghi pieni di storia dove ogni pietra va prima accarezzata e poi spostata.

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