Lo sciatore ucciso da una valanga Trovato nel bosco a 1900 metri di quota

Tragedia a Roccaraso. Scoperta al terzo giorno di ricerche, l’uomo faceva un fuoripista

ROCCARASO. Le speranze di trovare in vita lo sciatore disperso sono sfumate definitivamente alle 8 di ieri quando l’elicottero della società di sci Sifatt di Roccaraso ha avvistato la tavola da snowboard in pezzi. Mezz’ora dopo la neve ha restituito il corpo senza vita di Giovanni Ferrante, il maestro di ballo scomparso da lunedì pomeriggio. L’uomo, 49 anni, originario del Casertano ma residente a Latina, è precipitato da un costone roccioso prima di essere travolto da una valanga che l’ha mandato a schiantarsi contro gli alberi del bosco sottostante. L’incidente si è verificato in località Valle delle Gravare, a 1.900 metri di quota, non lontano dalla pista azzurra degli impianti da sci. È la terza vittima in poche ore sulle montagne d’Abruzzo. Una tragedia segnata più dall’imprudenza che dalla fatalità, come accertato dall’inchiesta della Procura.

LA RICOSTRUZIONE.
Lunedì alle 16 Ferrante, in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, ha salutato gli amici che erano con lui e ha compiuto l’ultima salita dalla seggiovia, come risulta anche dallo skipass. «Faccio un altro giro», ha detto. Poi di lui si sono perse le tracce. Forse per accorciare il tragitto, l’uomo ha tentato una discesa tra la pista rossa e la pista azzurra, in un tracciato non battuto e ripidissimo. Avrebbe tagliato la neve sul costone di roccia - c’era un accumulo spostato dal vento su un lastrone di ghiaccio - e sarebbe precipitato, generando la valanga. Una caduta rovinosa, arrestata dai tronchi degli alberi.

ALLARME IN RITARDO. Lunedì sera gli amici, nel frattempo ripartiti per Latina, hanno tentato di mettesi in contatto con Ferrante. Il telefonino ha squillato per diverso tempo. Fino al silenzio, con la batteria ormai scarica. Gli amici pensavano che l’uomo fosse tornato nell’albergo di Roccaraso. Il suo rientro nel Lazio era previsto per martedì. Il cellulare continuava a essere irraggiungibile. A quel punto gli amici hanno contattato il proprietario di una tavola calda dove Ferrante era solito fermarsi. Nessuno l’aveva visto nel locale. Nel primo pomeriggio gli addetti agli impianti di risalita si sono accorti che l’auto dell’uomo, una Toyota Yaris, era ancora parcheggiata nel piazzale dell’Aremogna. Soltanto intorno alle 21,30 di martedì sono iniziate le ricerche. Più di 24 ore dopo l’incidente.

LA SCOPERTA. «Mi sono alzato in volo verso le 7.30», racconta Roberto Del Castello, titolare della società Sifatt, «rispetto al giorno prima, quando c’era vento forte che sollevava la neve, il cielo era terso. Ho fatto un sorvolo sul versante opposto a quello controllato martedì. Così ho avvistato la tavola da snowboard». La tavola rossa e nera era spezzata in due. Del Castello si è messo in contatto con la polizia e poco dopo ha portato sul posto gli agenti che fanno soccorso sulle piste, Vincenzo Gianni e Domenico Giannangeli. A tredici metri dallo snowboard è stato trovato il corpo di Ferrante, sepolto da circa un metro di neve. Sul posto sono arrivati anche carabinieri, forestali, finanzieri e vigili del fuoco. Attraverso i rilievi stratigrafici eseguiti dal Soccorso alpino della Finanza, coordinato da Franco Cupini, è stato accertato che la valanga ha avuto un fronte di circa duecento metri.

GLI ESAMI. La salma è stata trasportata a valle su una apposita slitta-barella (toboga) e successivamente ha raggiunto l’obitorio dell’ospedale di Castel di Sangro. Il medico Ildo Polidoro, su incarico del pm di Sulmona, Maria Teresa Leacche, ha eseguito gli esami. Ferrante indossava il casco ma è morto per i traumi e le fratture provocate nell’impatto. La salma è stata già restituita alla famiglia - in Abruzzo è arrivata la sorella, mentre i genitori hanno saputo dell’accaduto da un telegiornale - e oggi verrà trasferita a Latina. I funerali sono in programma domani alle 15 nella chiesa di Santa Rita.

CHI ERA. Lo sciatore frequentava da quindici anni le piste di Roccaraso, dove si trova la stazione sciistica più grande del Centrosud Italia. Arrivava in Abruzzo quasi ogni lunedì, per poi ripartire il giorno dopo. Ferrante era istruttore di ballo. Insegnava salsa cubana in alcuni noti locali del capoluogo pontino, il «Bandana» e il «24mila baci». Era un appassionato snowboardista d’inverno. Mentre in estate faceva anche l’istruttore di surf in una scuola di Gaeta e in una a San Felice al Circeo. E qualche anno fa aveva partecipato anche ai Campionati italiani di surf. Gli amici lo ricordano come «un esperto sciatore, uno sportivo, una persona dinamica e amata da tutti». A Latina Ferrante viveva da solo, non era sposato e non aveva figli.